“Biologo e commercialista lasciano il mondo per aprire un rifugio”: titola così un giornale trasformando un fatto, che ha tutta l’aria di essere privato e scelta interiore, in notizia. Le parole poi riecheggiano quasi un’opzione radicale d’altri tempi, enfatizzando l’abbandono del mondo per abbracciare un’alternativa di valori superiori.
In realtà Jacopo e Colette, nomi di fantasia che celano riferimenti a persone e vite reali, la vivono con più spontaneità e semplicità. Per loro è un ritrovare quei ritmi che il lavoro si sta portando via da tempo. Per carità, non si lamentano della loro attuale posizione, ma sentono che il mosaico ha dei tasselli sconnessi. C’è bisogno di un riordino.
Acquistano una baita, colpo di fulmine quando l’hanno scoprono. La ristrutturano. Aprono un bed & breakfast, anzi no, potrebbe anche atteggiarsi a luogo di ristoro, suscitando sospetti e invidie della gente della valle che si appella alla burocrazia per intralciare il loro impegno. Vivono questa esperienza come “una nuova adolescenza in ritardo”. Un po’ di ingenuità, grande entusiasmo, la voglia di essere “esempi di una nuova vita”. Si sentono i “nuovi abitanti della montagna”: non montanari di ritorno. Nuovi in tutti i sensi, perché privi di esperienza, un po’ incoscienti e il figlio glielo ricorda senza pietà.
Nessuna concessione però alla retorica della vita in natura. Il racconto li coglie spesso nelle maglie dell’inesperienza, nel “loop del dubbio”, con domande che solo qualcun altro può aiutare a districare. Anche questo fa parte dell’”adolescenza in ritardo” mai condannata, anzi vista sempre come scommessa che può riservare sorprese, anche per chi adolescente non sa più essere.
Innegabilmente il racconto lungo di Daniela Bernagozzi si muove sullo sfondo del dialogo tra vecchio e nuovo, tradizione e modernità. Ripetutamente lo suggeriscono piccole scene marginali: il confronto tra le bici nel prologo, quella vecchia e sporca e quelle da migliaia di euro, auto e moto fermate dalla mandria, l’arrivo dei giovani motociclisti tatuati. Aveva dunque ragione il giornalista a dare il tono di una scelta radicalmente alternativa? Forse no, è un dialogo, non una disputa e dialogando si riesce anche a costruire una comunità accogliente.
Ombre lunghe
di Daniela Bernagozzi
Primalpe
13 euro