Dal settembre 1943 al 29 aprile 1945, i mesi della Resistenza scorrono attraverso la penna di Antonio Acchiardi, insegnante e amministratore di Dronero, a quel tempo partigiano, col nome di Nini, sul Roccerè a Roccabruna nella Brigata Garibaldi “Carlo Fissore”. Un’esperienza vissuta con passione consapevole dei rischi, sostenuta da ideali forti. Sono valori che si mutano in atti di coraggio condivisi con gli altri compagni, raccontati in questo diario “postumo” con uno stile che tradisce il fervore delle scelte.
“Né storia né autobiografia”, dice l’autore introducendo il suo scritto redatto nell’urgenza di essere testimonianza, ma soprattutto di ricordare. Anche la forma diaristica sembra però andargli stretta, tutto preso dal raccontare non solo fatti, ma emozioni, dal tradurre in parole quel che l’autore viveva dentro. Leggendo le sue pagine sempre si può constatare come dagli eventi l’attenzione si sposti subito sul come vengono vissuti: il fatto sia letto in una chiave che non si sottrae all’emozionale.
L’avvio ha un respiro ampio, narrativo, che manifesta una certa familiarità con la penna e già pone in evidenza lo stile delle pagine successive. Uno stile mai asciutto dove il resoconto dei fatti è sempre abbondantemente intriso di sensazioni, di emozioni come nel ricordo del settembre ’43 quando il viaggio di ritorno a casa sfocia nell’adesione alla guerra partigiana: “ancora il cuore sussultava, ma giunti a casa questo sussulto si mutò in ringhio (…) e il ringhio diventava ancor più rabbioso contro coloro che per amore di lauti stipendi continuavano a incensare i carnefici”. È questo stile inconsueto che, ammette Piercarlo Grimaldi nell’introduzione, lascia all’inizio un po’ perplessi. Si rimane spiazzati nell’attendersi un diario partigiano in forma di cronaca. Qui la Resistenza è pienamente vissuta e narrata dal di dentro lasciando ampio spazio a quelle sfumature emotive poco valorizzate nella narrazione resistenziale tradizionale, perché forse ritenute troppo soggettive, meno fondamentali rispetto agli eventi.
Eppure Nini Acchiardi proprio grazie a simile scelta riesce a raccontare la condivisione, la solidarietà, persino l’esaltazione che animava questi giovani. Un’atmosfera non aliena, per altro, dal pensare con preoccupazione ai propri luoghi di fondovalle stretti nella morsa dei “neri” e degli occupanti tedeschi.
UN GARIBALDINO RACCONTA
di Nini Acchiardi
Primalpe – ANPI Dronero
€ 12