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Venerdì 22 novembre 2024

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Dai poli all’equatore, come si muovono le stelle sulla volta celeste

Per le vacanze estive, ovunque si vada, ecco come vedere le costellazioni nel cielo

La Guida - Dai poli all’equatore, come si muovono le stelle sulla volta celeste

Cuneo – “Quanto è difficile ricordarsi il nome di tutte le costellazioni che si vedono in cielo!”. Questo di solito è uno dei maggiori ostacoli quando una persona cerca di avvicinarsi all’osservazione delle stelle, provando ad orientarsi di fronte ad una miriade di puntini luminosi che illuminano l’oscurità della notte. Ma siamo proprio sicuri che sia così complicato?

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Quante costellazioni ci sono in cielo? Ci sarebbero molti modi per rispondere. Iniziamo dal più provocatorio: non esistono le costellazioni! Si tratta solo di un effetto ottico per noi che osserviamo dalla Terra. Se ci spostassimo su un altro sistema solare o su un’altra galassia il cielo sarebbe completamente diverso. I disegni che vediamo rappresentati fra le stelle sono il frutto di fantasia del nostro cervello, essenza estrema di pareidolia, ossia il fenomeno di illusione per cui tendiamo a scorgere figure familiari in oggetti naturali dalla forma casuale.

L’esempio classico sono gli animali che vediamo comparire fra le nuvole; oppure i profili umani nelle creste delle montagne, come la testa di Mosè sul monte Oronaye o il profilo di Dante sulla vetta del Sautron; numerosi esempi li ritroviamo nelle fotografie che ci arrivano da altri pianeti, in particolare le suggestioni dei paesaggi di Marte con la faccia della Sfinge, la statua della Sirenetta o la “porta della Valle dei Templi” apparsa recentemente nelle sue rocce sedimentarie.

Anche le costellazioni ricadono fra gli effetti di interpretazione ottica che da millenni ispirano l’immaginazione dell’uomo. Il fatto che non esistano è dovuto al fatto che le loro stelle in realtà si trovano a distanze molto diverse fra loro. Ad esempio, quando guardiamo il Grande Carro vediamo stelle che si trovano fra 78 e 124 anni luce, benché almeno cinque delle sette stelle siano effettivamente “vicine” fra loro; nel Piccolo Carro invece la distanza varia fra 97 e 487 anni luce; in una classica costellazione estiva come il Cigno si passa invece da 72 a 1832 anni luce; la famosa W di Cassiopea è composta da stelle lontane fra 55 e 549 anni luce. Muovendoci nello spazio tutte queste forme cambierebbero, poiché sarebbe diversa la prospettiva di osservazione.

Una seconda risposta intrigante potrebbe essere che le costellazioni sono migliaia, pensando al diverso modo con cui sono state viste e interpretate dalle numerose culture che hanno popolato la Terra. Non solo quelle assiro-babilonesi e in parte egizie, da cui poi sono derivate quelle greche, romane e arabe che le hanno tramandate fino ai nostri giorni, in particolare con l’elenco delle 48 costellazioni trascritte nel volume Almagesto di Claudio Tolomeo del 150 d.C.

In realtà ogni popolo della Terra, dagli aborigeni in Australia agli inuit del Circolo Polare Artico, conserva una propria rappresentazione mitologica del cielo, abitato da eroi dell’antichità e dagli spiriti della natura. Ognuna di esse ha dignità di cultura antropologica e religione cosmica che sarebbe degna di essere conservata in una grande enciclopedia dell’umanità. 

Molto purtroppo è andato perduto, compresa quella locale piemontese e occitana di uso agricolo e calendariale, da sempre tramandata in forma orale e utilizzata fino all’avvento del pensiero globale moderno, che coincide purtroppo con l’abbandono delle tradizioni rurali popolari.

Bisogna anche considerare che le stelle e i loro moti apparenti sulla volta celeste cambiano a seconda di dove ci si trova sulla Terra. Al Polo Nord e al Polo Sud si vede  solo una metà del cielo ed esse disegnano grandi cerchi sopra le nostre teste; nessuna stella tramonta mai, così come il Sole quando compare per sei mesi all’anno e la Luna per 15 giorni al mese.

Via via che si scende verso l’equatore compaiono le stelle dell’altro emisfero: esse disegnano archi di cerchio che sorgono a SE e tramontano a SW nell’emisfero Nord (rispettivamente a NE e NW in quello Sud); le stelle che si trovano sopra la linea dell’equatore disegneranno una linea retta in cielo, con il curioso fenomeno di invertire il senso di rotazione delle stelle da antiorario (emisfero nord) ad orario (emisfero sud). 

Per una persona che vive in un emisfero, la cosa più traumatica quando passa nell’altro emisfero è vedere come tutte le costellazioni familiari a cui era abituata appaiono capovolte. Se per noi ad esempio Orione assomiglia ad un cacciatore che combatte contro un Toro, seguito dalla coppia di Cani Maggiore e Minore e con una Lepre ai suoi piedi, dall’altra parte del mondo questa visione perde completamente di significato, creando così costellazioni e miti completamente diversi e per noi incomprensibili.

Soltanto chi vive all’equatore avrà la fortuna di vedere l’insieme completo delle stelle visibili dal nostro pianeta; sdraiandoci per terra in direzione Est-Ovest tutte sorgeranno e tramonteranno disegnando un arco sopra la nostra testa, con un raggio sempre più piccolo volgendoci a Nord o a Sud. Beato chi all’equatore trascorre una notte senza luna durante l’estate: la visione della Via Lattea è meravigliosa e straordinaria, con la parte più luminosa del centro galattico che si staglia alto in cielo; non come da noi dove invece esso appare soltanto poco sopra all’orizzonte, facendoci perdere il lato meridionale. Un po’ come guardare un film fino a metà, perdendosi il più bello della storia.

Considerati tutti questi aspetti, con un cielo che cambia con la tradizione dei popoli e con la diversa posizione geografica, nel 1930 l’Unione Astronomica Internazionale definisce le 88 costellazioni ufficiali. 18 sono boreali, ossia visibili esclusivamente nel cielo settentrionale; 34 sono equatoriali; 36 sono australi.

Da Cuneo queste ultime non si vedono, quindi scendiamo a 52. Fra le equatoriali, 5 sono costellazioni moderne (Unicorno, Scudo, Sestante, Volpetta, Chioma di Berenice), che hanno la caratteristica di essere formate da stelle deboli e aggiunte negli ultimi secoli a scopi astronomici, dunque non interessanti per chi è interessato ai miti celesti dell’antichità. Altre 2 (Eridano e Serpente) possono essere considerate un tutt’uno con le costellazioni di Orione e Serpentario.

Anche fra le 18 costellazioni boreali ce ne sono 5 moderne (Giraffa, Cani da Caccia, Lucertola, Leone Minore, Lince), dunque il conto totale arriva a 40. Meno dell’elenco stilato da Tolomeo, poiché egli scriveva da Alessandria d’Egitto, per cui alcune delle costellazioni che lui vedeva a sud da noi si trovano sotto l’orizzonte.

Ci saranno ancora due fattori fondamentali che verranno in nostro aiuto: il primo è che tante costellazioni sono riunite in gruppi legati fra loro dalle leggende mitologiche. Tutta una sequenza logica che rende il cielo molto simile a un cartone animato in cui i protagonisti si muovono dentro un racconto che ne narra le imprese.

Il secondo fattore è che queste avventure presentano normalmente una morale di fondo che rispecchia la stagione in corso. Il cielo dell’estate sarà completamente diverso da quello dell’inverno, poiché la Terra, nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, sarà rivolta dalla parte opposta dello spazio profondo. Soltanto 5 costellazioni non tramonteranno mai durante l’anno, in quanto vicine al Polo Nord celeste: le due Orse, il Drago, il re Cefeo e sua moglie Cassiopea. Proviamo ad immaginare, una notte serena di giugno, un’ora dopo il tramonto: oltre alle circumpolari citate, ci saranno altre 15 costellazioni, fra cui 6 le conosciamo perché sono i segni zodiacali dal Cancro al Sagittario; le altre 9 sono Boote, Corona Boreale, Ercole, Serpentario (con il Serpente fra le mani), Aquila, Lira, Cigno e Delfino. All’estremo sud compaiono ancora, basse sull’orizzonte, la Coppa e il Corvo appollaiati sulla coda dell’Idra, ma le lasciamo ai più esperti.

Conoscendone le avventure, questi personaggi potrebbero diventare dei buoni amici quando in estate vi sdraierete in un prato a leggere l’incredibile Libro del Cielo. Ci sarà da commuoversi di fronte alla più grande opera di fantasia poetica scritta dall’umanità in millenni di storia.

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