Mondovì – I Carabinieri Forestali di Mondovì hanno formulato l’ipotesi di reato di “getto pericoloso di cose” nei confronti della titolare di un’azienda agricola, multata anche di 11.000 euro. I provvedimenti sono stati presi dopo le indagini scaturite dalla morte di undici bovini (quattro adulti e sette vitelli), avvenuta nella zona di Bene Vagienna alla fine dell’estate scorsa: secondo quanto raccolto dai militari, sotto accusa l’utilizzo di fitofarmaci, di cui è stata trovata traccia sul foraggio utilizzato per alimentare gli animali poi deceduti.
Dalla querela presentata dall’allevatore, che aveva colto i segnali di malessere dei capi e aveva chiamato il veterinario, era stata ipotizzata un’intossicazione alimentare: dai fitofarmaci trovati nelle analisi fogliari sul foraggio, è stato rintracciato un collegamento con i trattamenti effettuati in un pioppeto vicino. All’origine della contaminazione ci sarebbe la “deriva”, la dispersione di fitofarmaci nell’aria, che si intensifica quanto la somministrazione non è sufficientemente controllata. I Carabinieri Forestali hanno quindi perquisito la sede dell’azienda agricola titolare del pioppeto, dove riferiscono di aver “rinvenuto numerosi prodotti fitosanitari illecitamente detenuti in quanto revocati dal Ministero della Salute per l’elevata tossicità, prontamente posti sotto sequestro penale”.
In una prima comunicazione, i Carabinieri Forestali avevano parlato soprattutto di glifosato, come materiale utilizzato nei trattamenti; in una nota successiva, diffusa in questi giorni, hanno sottolineato e precisato che “le indagini non hanno dimostrato che è stato il principio attivo del Glifosate ad aver cagionato la morte dei bovini. Le indagini hanno permesso di dimostrare che, nel campo a erbe foraggere utilizzato per alimentare i bovini, sul quale non era stato effettuato alcun trattamento erbicida, sono state rilevati elevati residui di Glifosate. Questo principio attivo proveniva con buona probabilità da un trattamento fitosanitario avvenuto nel pioppeto limitrofo al campo in questione, effettuato senza rispettare le corrette pratiche agronomiche e causando un importante effetto di deriva nel campo vicino. La perquisizione effettuata nella azienda proprietaria del pioppeto ha permesso di individuare, all’interno degli armadietti dei prodotti fitosanitari, sette prodotti che il Ministero della Salute aveva ritirato dal commercio e che non si potevano più utilizzare a causa della loro elevata tossicità. Tra questi, uno in particolare ha destato l’attenzione degli agenti, il Dithane DG Neotec, specifico per i trattamenti su pioppo ed inoltre, come riportato in etichetta, potenzialmente responsabile di una serie di effetti collaterali su uomo e animali in caso di utilizzo incauto, effetti del tutto simili ai sintomi presentati dai bovini intossicati. È probabile pertanto che il trattamento effettuato sul pioppeto, che ha dato luogo al fenomeno di deriva nel campo limitrofo, sia stato effettuato utilizzando un mix di prodotti fitosanitari, tra cui il citato glifosate e il prodotto vietato dal Ministero, ma il cui impiego è stato omesso nel registro dei trattamenti proprio perché vietato dalla normativa”.