Borgo San Dalmazzo – Presentò la prima denuncia a giugno 2021, ma da parecchi mesi il suo ex continuava a cercarla, telefonarle, mandarle messaggi da profili social creati appositamente per contattarla, addirittura inseguendola in auto e costringendola a fermarsi per parlare ancora con lui che non voleva accettare la fine della loro relazione. Per questi atti persecutori R. V., un ragazzo di Carmagnola, è a processo al tribunale di Cuneo. Fu proprio in seguito a uno di questi inseguimenti in auto che la giovane studentessa universitaria decise di rivolgersi ai Carabinieri e denunciare il suo ex: “Ero in auto – ha raccontato la ragazza in aula – con mio fratello e lui ci aveva seguiti, lampeggiava e suonava poi ci superò costringendoci a fermare l’auto. Cercava di farmi ascoltare l’audio di una canzone e quando provai ad andarmene cercò di impedirlo aprendo la portiera, poi diede un pugno contro il finestrino”.
Tanti gli episodi riferiti dalla giovane nei lunghi mesi precedenti alla denuncia e anche successivi a questa: episodi di cui la ragazza teneva puntualmente al corrente i Carabinieri e che portano l’autorità giudiziaria a emettere il provvedimento di divieto di avvicinamento. Un divieto che venne però violato e che portò alla misura degli arresti domiciliari.
“Un giorno mi mandò una foto che lo ritraeva all’interno del mio giardino, aveva scavalcato la recinzione e lo sentivo che tirava sassolini contro la finestra della mia camera. Quando ero in casa a seguire le lezioni universitarie on line dovevo staccare il citofono per evitare che mi disturbasse. È capitato molto spesso che lasciasse oggetti attaccati al cancello di casa mia. Una volta mi chiese di scendere al portone di casa per parlare ma poi mi prese di peso e mi mise in macchina: riuscii a prendere le chiavi e a gettarle lontano. Mi ero molto spaventata”.
Dopo tutti questi episodi la giovane ha dovuto cambiare il proprio stile di vita, impaurita all’idea di ritrovarselo davanti all’improvviso: “Ho iniziato a farmi accompagnare dai miei genitori e ho iniziato un percorso di sostegno psicologico. In aula la difesa del ragazzo ha chiesto la revisione della misura cautelare: “Dopo 120 giorni a casa – ha dichiarato il ragazzo al giudice – ho capito il volere della persona offesa e cosa non devo fare”. L’udienza proseguirà il 27 maggio con le deposizioni degli altri testimoni.