“Perché un libro sulle emozioni? – si chiede Galimberti – Perché le emozioni, oggi particolarmente valorizzate in ogni ambito, e non di rado elogiate in modo incondizionato, mentre un tempo erano guardate con sospetto per i rischi e i pericoli che comportavano, abitano una terra ancora in gran parte sconosciuta… perché le emozioni hanno la loro radice nella parte più antica del nostro cervello e i loro effetti nelle parti considerate più nobili della nostra psiche, del nostro sentimento, dei nostri vissuti, delle nostre relazioni sociali e persino delle nostre strutture mentali”.
Parte da questa osservazione il noto antropologo, psicanalista e filosofo e va avanti nell’analisi. Inizia sul dualismo tra anima e corpo creato dal modello platonico che fonda gran parte della nostra civiltà basta sulla netta separazione tra corpo e psiche, dove il primo è indegno e sporco e la seconda nobile e da far emergere. Galimberti passa poi in rassegna le teorie sulle emozioni da Darwin a Lange e affronta le emozioni, che non sono eventi irrazionali ma basati su profondi bisogni e dunque hanno una valenza sociale. Il filosofo passa in rassegna il modello fenomenologico secondo il quale corpo e mente non sono scollegati e poi affronta la vita emotiva contemporanea appiattita dal web e dai social. Per questo Galimberti ci mette in allerta sul futuro dei nativi digitali, a partire da una scuola che prima di tutto educhi tenendo conto di tutte le intelligenze non solo di quella logico-analitica. Un appello per il futuro, per prestare attenzioni alle emozioni e non farsi appiattire dai dispositivi che puntano solo a derealizzazione e asocialità. Scuola e genitori in primis educano alle pulsioni e alle emozioni.
Il libro delle emozioni
di Umberto Galimberti
Feltrinelli
17 euro