Cuneo – Si è conclusa venerdì 1 aprile la seconda missione umanitaria organizzata dall’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco – sezione di Cuneo per portare soccorso ai profughi ucraini in fuga dagli orrori della guerra.
Il convoglio, formato da quattro pulmini da 9 posti (tre dei quali messi a disposizione dalla società GEA di Cuneo), era partito da Cuneo martedì 29 marzo, il giorno successivo tappa in Polonia, a Wadowice, la città natale di Giovanni Paolo II, dove sono stati scaricati gli aiuti umanitari (coperte, vestiti, pannolini, qualche pupazzo per i più piccoli). A ringraziarli c’era anche il sindaco della città. Su ogni pulmino c’erano due autisti, tutti – ad eccezione di uno – membri dell’Associazione Vigili del Fuoco, che si sono alternati alla guida. Dopo il pernottamento a Cracovia (dove il gruppo è stato ricevuto con tutti gli onori dal vice presidente del consiglio provinciale), la colonna ha raggiunto Przemysl, al confine con l’Ucraina, dove sono stati caricati una ventina di profughi, provenienti da varie zone di guerra.
“Nonostante gli sforzi dei polacchi – racconta l’organizzatore della spedizione Roberto Dutto, di Borgo San Dalmazzo, Vigile in pensione – nei centri di raccolta c’è molta disorganizzazione, comprensibile, visto l’afflusso incessante di profughi che continuano ad arrivare in migliaia ogni giorno. Rispetto al primo viaggio (effettuato dal 5 al 7 marzo, ndr), la situazione è comunque migliorata: ora tutti i rifugiati sono schedati e registrati, vengono formati gruppi in base alle destinazioni, anche i soccorritori vengono controllati con braccialetti di diverso colore. Ciò non toglie che il quadro complessivo sia drammatico, non si può non provare pena per questa gente che scappa lasciandosi tutto alle spalle”.
Uno dei pulmini, attrezzato per il trasporto disabili, ha caricato una famiglia composta da moglie, marito in sedia a rotelle, mamma molto anziana con problemi di deambulazione, figlio autistico. Con loro anche due cani e quattro gatti, da cui i loro padroni non volevano a nessun costo separarsi. Questo nucleo è stato portato a Torino (prima all’ospedale San Giovanni Bosco per esami e controlli medici, poi in una struttura), mentre gli animali hanno trovato ospitalità in un centro di Vische, vicino a Ivrea. Gli altri tre pulmini hanno raggiunto Sinio, nell’albese, Monza e il terzo Milano, da dove i rifugiati (tutti donne e bambini) hanno proseguito in treno per Viterbo dove erano attesi da parenti. Tutte le operazioni si sono svolte con il supporto della Protezione Civile italiana (presente con proprio personale nei centri di raccolta) e dell’associazione “La memoria viva” di Castellamonte, nel canavese.
“Si tratta – spiega Dutto – o di ricongiungimenti familiari o di nuclei che vengono ospitati presso famiglie che hanno offerto la loro disponibilità”.
“La cosa più bella – racconta ancora – è stata vedere la felicità dei bambini: quando all’autogrill abbiamo offerto loro hamburger e patatine erano raggianti, più felici che se avessero ricevuto un orologio d’oro. Al confine di Tarvisio la Protezione Civile li ha accolti con biscotti, the caldo e qualche giocattolo per i bambini e loro si guardavano stupiti e meravigliati. Come italiani abbiamo tanti difetti e problemi, ma nelle difficoltà sappiamo tirare fuori il meglio. Al termine del viaggio ci hanno salutati e abbracciati con le lacrime agli occhi, addirittura qualcuno ha voluto regalarci degli ovetti di Pasqua. Una grande soddisfazione, che ripaga ampiamente della fatica. Quel che abbiamo fatto è forse solo una goccia, ma non dobbiamo dimenticare che il mare è fatto di tante gocce”.