Cristina Saimandi è nata a Savigliano nel 1965, vive e lavora a Savigliano, alternando l’attività artistica alla professione di insegnamento presso il Liceo Artistico di Cuneo e l’Accademia di Arti visive Novalia.Frequenta il liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo e completala sua formazione presso l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, sezione scultura.
Si dedica sin da giovanissima allo studio ed alla ricerca artistica. Attraversando diversi generi artistici, le sue opere si muovono tra segno, materia e colore. Il percorso artistico, pur trasformandosi nel tempo in una narrazione per immagini di tipo evocativo, mantiene l’originale taglio di sperimentazione materica dei primi lavori, alternando figura ed astrazione.
Cristina Saimandi è un’artista che continua a cercare e e la sua indagine è praticata attraverso sperimentazioni mai scontate, che non si pongono limiti ma che creano un rapporto serrato tra realtà esterne ed interne al proprio io, amalgamando spesso il quotidiano materiale e naturali ed il visionario.
Sul suo percorso l’artista ha scritto: “la mia arte è atto liberatorio, inteso come processo di elaborazione critica della realtà. Un continuo passare al setaccio la pura quotidianità e le proprie mappe emotive”. Usa le materie che appartengono alla tradizione scultorea e pittorica, le terrecotte e le argille, ma non disdegna le resine, le ceramiche e gli acrilici, per dare forma alle figure ataviche la cui femminilità non origina dalle armonie formali ma dalla natura stessa, verso la quale ogni corpo tende a rifondersi; pennella con l’acqua alonata di color ruggine gli incontri tra ibridi umani e animali su carte ruvide; depone pesanti strati di acrilico, bitume e grafite su teleri dove si accampano corpi ingigantiti carichi di pathos.
Ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui si segnala la Biennale di Venezia a Torino 2011-2012, ospitata a Torino Esposizioni. È risultata vincitrice del 1° premio d’arte internazionale Torinarte 2010 sezione scultura e prima ha avuto una menzione speciale al premio nazionale di pittura Città di Alba nel 2007.
Il suo lavoro di scultrice e pittrice si caratterizza per l’invenzione di figure femminili, in particolare, tridimensionali che l’artista chiama Didi: corpi deformati dalla sofferenza fisica e psichica alla ricerca di un riscatto individuale e sociale.
“Il senso dell’arte in Cristina Saimandi – scrive Enrico Perotto – è quello di dare immagine a esperienze vissute di vita femminile, svelandone le condizioni esistenziali tanto di aspirazione all’incanto del bello che ispira i tremori adolescenziali quanto di caduta nell’abisso del dolore che sconfigge, che riduce tutti in vuoti di terra screpolata”.
“Didi è il personaggio più rilevante della produzione dell’artista – scrive Claudio Cerrato – . È una donna, solitamente una scultura (Cristina Saimandi nasce come scultrice) plasmata con materiale povero, carta pesta, bitume o creta. In piedi o supina è pronta a chiudersi a riccio, subisce, ha occhi vuoti persi, ma tracce di antica bellezza sono ancora evidenti[…]. Il mondo sta male, è seriamente ammalato, Cristina Saimandi lo ‘visita’ attraverso le sue opere, lo ama ancora e vorrebbe aiutarlo”.
La Saimandi ha poi affrontato diversi periodi e diverse espressioni artistiche dal togliere e mettere dei Cartoni agli Orange, una lunga serie di disegni di piccolo formato a grafite ed ecoline “dove ho interpretato – scrive -, spesso trasfigurando o sublimando, immagini arancioni dal mondo fissate in scatti fotografici. Ho respirato spiritualità e carnalità insieme”. Per proseguire con le “Ruggini”, opere su piccole lamiere dove si amalgamano e sovrappongono disegni, segni, spessori materici, la figurazione presenta uomini, donne, adolescenti isolati, spesso disposti a metà tra la rappresentazione vitruviana e l’icona della crocifissione che si mescolano con la ruggine, nata da un principio di ossidazione causato da sali e aceti sparsi sulla superficie. Per ritornare alla figura nei Mutamenti, autoritratti di individualità e collettività presenti, future e passate, e poi nelle Metamorphosis dove le figure urlano la forza e la potenza dell’essere meticciate, in un ritrovato binomio uomo-natura. Forte poi l’attenzione alla Land Art con la natura invisibile, silenziosa e apparentemente immobile delle piante, soprattutto con l’ìnaugurazione di Lændemic Art, un percorso artistico tra la Certosa di Pesio e il Pian delle Gorre dove le pratiche artistiche interagiscono sull’ambiente naturale nel reciproco rispetto, facendo dialogare, intrecciando spazi, linguaggi, azioni tra creatività e natura. Ultimo approccio poi nel percorso “Dove non si regna” con il pellegrinaggio che conduce a un luogo che diventa un percorso dell’anima, ma anche un cammino attraverso la natura. L’opera, per volere dell’artista, diviene in qualche modo cammino e sacralità dello spazio insieme.
“Ci invita – scrive Giuse Sereno – a compiere un percorso nella psiche per cogliere le fragilità umane, per spingerci ai confini del tempo e dello spazio scoprendo l’instabilità del nostro apparente equilibrio. Uomo, amore, morte, follia, speranza sono i temi che si intrecciano indissolubilmente nell’opera di Cristina. La sua arte si configura come una modalità della riparazione, nella quale si coglie la necessità di riparare le offese e gli insulti della realtà spesso faticosa, ostile, a tratti incomprensibile”.
Alcune opere di Cristina Saimandi sono oggi fino al 15 marzo al complesso museale Cavalier Giuseppe Avena di Chiusa Pesio nella mostra “Dialogo” insieme a opere di Anna Valla, Walter Accigliaro, Silvio Rosso, e del recentemente scomparso Corrado Ambrogio. Opere di contemporaneità tra le ceramiche storiche del museo. La mostra è visitabile alla domenica dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 18.