Cuneo – Salgono a sei i casi di carcasse di cinghiali su cui è stata accertata la “psa”, la pesta suina africana, nuovo incubo sanitario che si sta abbattendo sul Piemonte meridionale: nell’aggiornamento di ieri (sabato 15 gennaio) dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta sono sei i “puntini rossi” sulla cartina dei controlli attivati contro la diffusione di questa patologia tra i capi animali, nell’alessandrino, anche nella zona di confine con il genovese. In provincia di Cuneo i monitoraggi in seguito agli abbattimenti di cinghiali hanno portato a riscontri negativi, nei quattro casi analizzati finora, quindi non è emersa la presenza della malattia. La “psa” non causa problemi alle persone, però risulta essere facilmente trasmissibile tra cinghiali e maiali, con la necessità di abbattimento degli animali, e quindi rappresenta un pericolo molto grave per la suinicoltura piemontese, che in Granda conta almeno la metà dei capi allevati. Una situazione che vede in allarme le organizzazioni professionali agricole, che da molto tempo segnalano l’eccessiva proliferazione di cinghiali sul territorio piemontese, non solo per i pesanti danni alle colture (e i rischi per la sicurezza stradale), ora anche per le possibili conseguenze su un settore zootecnico fondamentale.
La mappa delle due regioni è suddivisa in Comprensori alpini (Ca) e in Ambiti territoriali di caccia (Atc) e mostra i risultati della campagna di raccolta e analisi sulle carcasse di cinghiali rinvenuti morti. Il colore più o meno scuro delle aree serve a dare un’indicazione dell’abbondanza relativa dei cinghiali sulla base degli abbattimenti venatori. Nella mappa i punti colorati indicano il luogo di rinvenimento dell’animale e il risultato dell’analisi: in rosso i casi in cui è stata confermata la malattia, in blu i capi risultati negativi all’analisi, in giallo quelli per cui le analisi sono ancora in corso.