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Venerdì 22 novembre 2024

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La malinconia dell’andare, il sogno del tornare a casa

“I passi della memoria”: per Petu, giovane migrante nel dopoguerra, ora è il tempo del ritorno al paese

La Guida - La malinconia dell’andare, il sogno del tornare a casa

Per Petu è il tempo del ritorno. Aveva solo 16 anni quando era partito dal suo paese, San Pietro. Per necessità, non per scelta: “Il suo abbandono della terra non era stata una libera scelta, gli era stato imposto dalle terribili condizioni di vita della sua infanzia”.
Ed è anche il tempo dei ricordi, perché il romanzo di Giovanni Martini mentre lavora sui ricordi gioca col tempo. La memoria di Petu gli rinnova i passi del viaggio, la partenza, gli incontri, i progetti, mentre il lettore li rivive proprio come fa lui. È un mettersi accanto al migrante e con lui fare lo stesso viaggio, sentire i passi, coglierne i pensieri, vivere le stesse situazioni. Tutto senza soluzione di continuità tra presente e passato, perché in fondo Petu, e come lui tanti altri, sente assolutamente vivi quegli anni, quelle esperienze.
A ben guardare è un libro fatto di molte partenze. Tutti i personaggi in qualche modo, prima o poi devono lasciare la propria terra per avventurarsi in un nuovo mondo. Capita persino ad Antoine che deve partire per l’Algeria. Tutti però sentono forte il richiamo della casa lasciata. C’è chi ha la fortuna di tornare, chi invece decide di rimanere perché ha trovato una nuova casa, ma non ha scordato quella sui monti dell’Italia. Questo, tra l’altro, consente all’autore un’incursione fuggevole sui migranti di oggi: è il breve incontro con la gente di colore che ora cammina sulle strade della borgata. Senza parole, solo uno sguardo, ma c’è la condivisione della malinconia che prende a lasciare il proprio paese: “quando non senti più le sue campane, non sei più nessuno”. Tutti vittime in modi diversi di una “storia maledetta che si ripete sempre allo stesso modo”.
Andare, per Petu, è anzitutto scoprire, non senza meraviglia, un mondo appena intuito dalle lettere dei parenti che l’hanno preceduto. La “Merica” dei giovani di San Pietro è la Francia. Raggiungerla attraverso i sentieri di montagna è faticoso, pericoloso a causa delle guardie di frontiera. A Nizza è clandestino, deve muoversi con circospezione perché in quel 1946 i Francesi non hanno ancora perdonato all’Italia l’invasione.
Nonostante ciò gli occhi si riempiono del benessere visto. Nulla a che vedere con le tristi condizioni al suo paese. C’è un mercato dei fiori: lui ne carica intere camionate. A cosa serviranno se a casa sua con le primule al più si fa una frittata? ma vanno molto meglio le ortiche! Il the, una nuova bevanda, buona perché ricorda la tisana delle sue montagne.
In tutto il racconto di Petu si rendono evidenti i valori che si porta nel cuore. Il rispetto, l’amicizia, ma su tutti prevale l’accoglienza. Ovunque ci sono persone che aprono le proprie case, condividono quel poco che loro stessi hanno, si fanno in quattro per aiutare i nuovi arrivati. A Nizza, ma anche nella traversata delle montagne vengono in mente i migranti di oggi e le persone che in qualche modo ne ascoltano il dolore.
L’autore ha tra le mani il tesoro di tutti i ricordi di Petu e ne fa uso a profusione, sempre però lasciando che sia lui a raccontarli, perché escono dal suo cuore e hanno lo spessore di fatti vissuti. E le fotografie restituiscono questa concretezza.

 

I passi della memoria
di Giovanni Martini
Primalpe
18 euro

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