Il ricordo di una mostra alla National Gallery dà la chiave di volta per comprendere il romanzo di Claudio Streri. La tecnica divisionista, si dice, “atomizzando con i suoi punti di colore, è il mezzo più idoneo a restituirci la complessità e insieme la profonda unità dell’essere”. Messa lì a metà della storia, senza un esplicito rimando alla trama che si sta svolgendo, deve far sospettare subito che non sia osservazione casuale, ma anzi possa illuminare la comprensione del romanzo.
Infatti tutti i particolari che si sono accumulati, e continueranno a farlo nel corso della narrazione, non servono solo alle indagini. Vanno riportati a un disegno unitario più ampio appunto “per restituirci la complessità e insieme la profonda unità”. In altre parole, il problema non è solo scoprire l’omicida di Antonia Castelli, facoltosa signora molto conosciuta in città, né scagionare il marito Savovic. Tutti aspetti non secondari, certo, ma la questione è un’altra.
Si tratta piuttosto di sollevare il velo sulla vita a Isolieta, città di provincia, ai piedi dei monti, con portici, parco e fiume. Città dall’esistenza apparentemente tranquilla, dove non succede nulla che stravolga un ordine ormai dato per scontato, magari anche invidiato dal di fuori. È evidente però cosa si nasconda dietro il nome fittizio, perché si sa “nomen omen”. Stiamo dunque al gioco dell’autore: altro che “isola lieta”. Dal caso delittuoso si arriva al nuovo volto della città: “oggi l’equilibrio è saltato. Isolieta è oramai da tempo una città senza progetto, ma ora ha perso anche l’anima”, scrive un giornalista e rincara la dose consigliando di cercare tra “interessi prepotenti” la chiave per il delitto eccellente. Lungo questa direttrice il romanzo non è certo tenero con Isolieta.
Ma singolare appare anche l’impostazione dell’intero giallo. Affida infatti le “indagini” non già al solito commissario di turno, bensì a un avvocato, Andrea Salani. Tutto l’intreccio si svolge nei corridoi del tribunale o negli uffici dei magistrati secondo un canovaccio che l’autore ben conosce.
Lo stesso linguaggio si pone fuori da schemi consueti. Sa infatti calare il lettore in un lessico inusuale per il genere, a tratti tecnico, ma ugualmente avvincente, perché l’autore non perde mai di vista l’intreccio.
False apparenze
di Claudio Streri
ArabaFenice
17 euro