La prima edizione del libro di Andrea Grignolio è datata 2016. Riveduta e ampliata ora in considerazione degli sviluppi della situazione sanitaria, sottolinea l’urgenza della riflessione non tanto intorno ai vaccini quanto relativamente a quelle linee di pensiero che ne negano la validità terapeutica finanche a sostenere accuse circa le conseguenze sulla salute stessa delle persone sottoposte a tale pratica medica.
La storia dei movimenti antivaccinali è vecchia quanto quella dei vaccini, dice l’autore. È dato comprensibile considerando che la pratica vaccinale “è piuttosto controintuitiva e quindi particolarmente difficile da comprendere”. L’igiene del corpo o del posto di lavoro è percepibile nelle sue conseguenze positive, perciò si è inclini ad accettarne la prassi quotidiana.
Inoculare il “vaiolo vaccino” a un individuo sano nel XVIII secolo costituiva ben più di una sfida. Agli occhi dei più era letto come procedura di diffusione dell’epidemia. Eppure la variolizzazione dimostrava nei fatti la sua efficacia.
Su questo versante, non tanto medico quanto comunicativo, l’autore insiste. L’analfabetismo dei secoli scorsi non consentiva di leggere i dati che discendevano da simile pratica. Le masse erano preda di imbonitori e ciarlatani che contribuivano ad accentuare il clima di disorientamento intorno alle corrette pratiche mediche.
Oggi l’analfabetismo è soppiantato dal negazionismo. Si vive in un mondo con un “carico informativo” enorme. Internet mette a disposizione informazioni di cui non sono verificate e fornite prove di fondatezza. La rete e i media hanno contribuito a indebolire l’autorevolezza di scienziati e medici lasciando spazio a una cultura “fai da te” fragile, incapace di confrontarsi con i dati della scienza. Su questo, sostiene l’autore, anche la comunicazione scientifica dovrebbe fare autocritica.
Si comprende allora il taglio del libro che non eccede negli “aspri dati”. Preferisce riflettere sugli errori e sulle possibili vie per arginare la tendenza alla paura. In questo ambito la psicologia della comunicazione e lo studio dei processi neurocognitivi possono contribuire a dimostrare la meccanica del pensiero negazionista smontandone i presupposti e le conseguenze.
Poiché lo stato di salute è una “condizione multifattoriale”, l’autore non ha ovviamente la soluzione dei problemi né considera il vaccino come unica arma per combattere un’epidemia, ma ritiene che allo stato attuale le evidenze scientifiche, non le opinioni, offrono solidi argomenti a favore della vaccinazione. D’altro lato capisce che “quello della scienza è un tempo che, soprattutto di fronte a una pandemia, non sempre i cittadini e i decisori politici comprendono e sono disposti ad aspettare”.
Chi ha paura dei vaccini?
di Andrea Grignolio
Codice
17 euro