Cesare Botto è un’artista generoso e irrefrenabile. Cuneese, a 82 anni non frena la sua voglia di creare e di stupire, di indagare il mondo e il vivere e di far sognare, di colorare il disordine donandoci visioni utopistiche. Lo spazio e il tempo, i ritmi e i piani, le tecniche e le sovrapposizioni, Cesare Botto propone sempre qualcosa di nuovo da scoprire nella sua arte astratta e informale che negli ultimi anni si è mescolata spesso con opere a quattro mani con la fotografia e non solo e nel corso dei decenni si è rivolta anche alla scultura, alla ceramica e alla grafica. Da oltre sessant’anni espone e nonostante abbia conosciuto e operato con nomi importanti della pittura non si tira mai indietro e condivide la sua arte con tutti, lontano da un atteggiamento ripetitivo e conformista. Utilizza pennellate di acrilici per creare forme bidimensionali. Le sue tele rappresentano un’arte astratta composta da linee sovrapposte di diverso spessore, con l’intento di trasmettere le emozioni istintive dell’uomo moderno. Nei suoi lavori dominano colori scuri e opachi, che rappresentano stati d’animo di malinconia, di tristezza e di rifiuto, ma anche colori accesi e vivaci, che indicano speranza e voglia di vivere.
Negli anni ’50, si è avvicinato agli studi artistici, frequentando un corso di arti decorative a Cuneo, stringendo amicizia con Ego Bianchi e conoscendo Pinot Gallizio. La sua prima mostra è avvenuta nel 1960 a Cuneo dove è stato presentato da Francesco Franco. L’anno seguente approda a Torino e si iscrive ai corsi di nudo dell’Accademia Albertina dove entra in contatto con il docente Filippo Scroppo che lo invita a frequentare il suo studio privato. Seguono tre anni di intensa attività, densi di stimoli e confronti in un rapporto stretto e fecondo tra il maestro e i suoi numerosi allievi. Sensibile ai processi di rinnovamento in corso, Botto, sente l’urgenza di orientare la sua ricerca pittorica verso l’arte informale seguendo un progressivo abbandono della figurazione, divenuta mero pretesto compositivo, scomponendo e ricostruendo con impeto gestuale e spontaneo, forme inedite dai toni accesi, vibranti, sostenute da energiche spatolate nere. Questa svolta, a lungo meditata e sofferta, gli consente di liberarsi dai retaggi del passato e di manifestare tutta la sua carica espressiva facendo ricorso al colore, al segno, al simbolo, ad emblemi allusivi sempre in rapporto all’ambiente, alla materia, alla luce. Negli anni ’70, emerge il desiderio di introdurre una componente di armonia compositiva nel suo lavoro, egli si pone in prospettiva critica di fronte allo status quo, e la sua reazione all’attuale stato di disordine e di angoscia si concreta nella costruzione di un mondo “altro”, le cui costanti sono il rigore geometrico, la pulizia formale, l’ordine.
“L’assunto pittorico di Botto – scriveva Ida Isoardi – è quello di una dinamica totale dove è il possibile a fornire la spinta creativa, non il reale, divenuto luogo dell’indifferenza.[…]egli privilegia le grandi ondate di colore e la luce sbiancante che pervade il campo visivo, smaterializzandolo progressivamente: l’artista ha accolto l’inerzia del dipingere come valore aggiunto all’esperienza, attento ai valori dilatati del presente”.
Tante i premi ricevuti e tante le mostre. E proprio per la sua inarrestabile generosità anche in questo periodo è presente in ben quattro mostre in provincia. A Cuneo è tra i dodici artisti esposti a “Re-Birth – fluidi confini e distanze relative” a Palazzo Samone con le opere realizzate tra il 2020 e il 2021 durante il lockdown (fino al 26 settembre giovedì e venerdì ore 16/19 sabato e domenica 10/12,30 e 16/19); ma la sua oepra è anche nella mostra “Re-Incontri” di Aldo Galliano alla Fondazione Peano di corso Francia 47 (fino al 3 ottobre giovedì/domenica ore 16/19) di cui è anche uno dei curatori e aertefici. Altre sue opere sono a Sancto Lucio de Coumboscuro al Centro Documentazione provenzale nella rassegna “Sus la bruèro – Sull’erica – Infinite costellazioni” con altri tre artisti, uniti dall’amicizia con il poeta provenzale Sergio Arneodo (fino al 10 ottobre Info 0171.98707 o info@coumboscuro.org) e a Mondovì all’Antico Palazzo di Città, nella collettiva di pittura “Incanti, rêverie, sogni, visioni”, il binomio tra poesia e pittura dove le opere accompagnano le pagine di Remigio Bertolino (venerdì/domenica ore 16/19 fino al 26 settembre).