Elva – A spass per lou viol significa a passeggio per il sentiero, il quale un tempo metteva in comunicazione le 28 borgate di Elva. Fu uno dei primi itinerari escursionistici realizzati in Valle Maira, per rilanciare un paese che aveva raggiunto il triste primato sui giornali nazionali per essere il più povero d’Italia. Un caseificio, il museo di Pels, il restauro degli affreschi del pittore fiammingo Hans Clemer, i recenti progetti di ristrutturazione, una nuova imprenditorialità che mantiene viva la tradizione dell’allevamento, la produzione di formaggi rinomati, la coltivazione di genepy e di erbe alpine, il tutto affiancato a strutture turistiche ricettive di alta qualità. Soltanto dopo aver visitato tutte le borgate che si incontrano lungo un percorso di grande bellezza paesaggistica, dominato dal profilo dei colossi del Chersogno e del Pelvo d’Elva, si può iniziare a capire cosa significa abitare quassù e la capacità di adattamento della civiltà alpina, che con ingegno ha saputo costruire case che spesso rappresentano dei capolavori architettonici, dove gli insediamenti umani hanno lo scopo di utilizzare le risorse naturali offerte dal territorio. Camminate e ammirate sia le borgate che stanno rinascendo grazie a sapienti ristrutturazioni, ma anche quelle che purtroppo stanno crollando a causa delle inclemenze del tempo. Interrogate quei muri cadenti, guardate gli affreschi sulle case che resistono come la fede di chi li ha creati, immaginate l’orgoglio di mantenere una comunità che a inizio 1900 superava i 1300 abitanti: li vedete ancora camminare fra quei viottoli che univano i nuclei abitati, mentre si recavano a fare il fieno, tagliare la legna o recuperare pietre alla montagna?
La loro è una storia millenaria che merita la pena approfondire leggendo i molti libri dedicati alla storia di Elva e degli elvesi, uomini e donne di sudore e di fatica, ma anche di elevato spirito elettivo, grande socialità e poeti essi stessi che hanno saputo tramandare l’orgoglio di essere dei privilegiati a godere le bellezze di una natura autentica, aspra ma meravigliosa: persone abituate a girare il mondo durante il periodo invernale, che ogni primavera tornavano a casa per festeggiare insieme la bella stagione. La prima parte dell’escursione, una passeggiata ideale anche per le famiglie, è un facile anello che collega il capoluogo di Serre con la parte orientale della conca di Elva. Lungo il percorso troverete mandrie al pascolo (si raccomandano i cani al guinzaglio), con mucche e vitellini che si riposano all’ombra dei larici; vi addentrerete in boschi dove si respira il profumo del rododendro, scoprirete la cappella rotonda del Colle di San Giovanni e l’ormai celebre sperone di roccia chiamato La Fremo Cuncuna’: qui vi invitiamo a scoprire con rispetto la leggenda come si conviene in un luogo sacro (si prega vivamente di non sporgersi sul bordo del precipizio e non sedersi con le gambe a penzoloni sulla roccia, che sarà destinata – prima o poi – a cadere giù). Sulla via del ritorno, camminando sul limitare dei pascoli al Colle della Cavallina, imboccate la strada sterrata a cui quasi nessuno pone attenzione, andate alla ricerca dell’albero cavo sopravvissuto a un fulmine, dentro il quale si dice alloggino i folletti del bosco. Rientrati a Elva da Borgata Martini, concludete la gita con la visita alla Parrocchiale e al Museo dedicato ai raccoglitori di capelli per confezionare parrucche a corti e tribunali di tutta Europa.
La seconda parte di A spass per lou viol è quella che riserva le maggiori sorprese, per escursionisti più allenati che cercano il lato autentico della montagna di un tempo. Attraverserete borgate assolate, camminando su una comoda strada sterrata dove passano soltanto i pochi residenti, godendo di panorami meravigliosi. Da Garneri proseguirete su un sentiero fino a Chiosso, per salire poi a Rocca Orsieres (non perdetevi il panorama!), da cui si scende alle borgate abbandonate di Brione e Lischia fino al fondo del Vallone di Elva; raggiunta la strada dell’orrido si ritorna a Serre dall’antico sentiero che, scavato nella roccia sul precipizio e infine costeggiando un bel ruscello, vi riconduce al punto di partenza.