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Venerdì 29 novembre 2024

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Una messa a Bologna per ricordare i 75 anni di ordinazione sacerdotale di monsignor Bettazzi

Luigi Bettazzi fu ordinato sacerdote il 4 agosto 1946 dal cardinal Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano

La Guida - Una messa a Bologna per ricordare i 75 anni di ordinazione sacerdotale di monsignor Bettazzi

Bologna – Il cardinal Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano il 4 agosto 1946 a Bologna,  nella festa di san Domenico, ordinava sacerdote il giovane 23enne, Luigi Bettazzi. Sono passati 75 anni e Bettazzi ne ha vissuti 58 da episcopo (3 come ausiliare di Bologna col cardinal Lercaro, 32 come vescovo di Ivrea e per ora 22 come vescovo emerito), ed è l’ultimo vescovo italiano ancora in vita ad aver partecipato al Concilio Vaticano II. Per celebrare i 75 anni dalla sua ordinazione sacerdotale ha voluto tornare nella basilica del compatrono di Bologna e celebrare proprio nella cappella del Rosario prospiciente all’Arca di San Domenico, ovvero dove ricevette la sacra ordinazione. Hanno concelebrato con lui il cardinale Zuppi, monsignor Arrigo Miglio che è stato suo successore ad Ivrea ora emerito di Cagliari, monsignor Roberto Farinella, vescovo di Biella e originario di Ivrea, e altri sacerdoti eporediesi. Era presente al rito anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Al termine della cerimonia monsignor Bettazzi ha detto che la messa era di ringraziamento “al Signore per avermi chiamato, per avermi assistito, per avermi sempre perdonato di nuovo a ogni sbaglio che ho fatto”.

Con una lettera al quotidiano Avvenire, monsignor Miglio ha voluto ricordare “l’altro Bettazzi”. Altro rispetto al vescovo conosciuto soprattutto per l’immagine trasmessa dai media e legata ad alcuni suoi gesti e scritti, comprese numerose sue pubblicazioni, che hanno fatto cogliere soprattutto il personaggio pubblico, meno il pastore e l’uomo che, giunto in una regione a lui sconosciuta come il Piemonte, vi si è incarnato con entusiasmo e continua a viverci con grande amore da oltre mezzo secolo. Monsignor Miglio ha svelato che “quando il 15 gennaio del ’67 giunse il 43enne vescovo Luigi a sostituire monsignor Mensa, trasferito a Vercelli, fu subito chiaro che i ritmi sarebbero cambiati. Le prime auto del nuovo vescovo non ebbero vita lunga: la 500, la 600, la 850, nonostante la buona volontà dei meccanici. Continue le visite alle parrocchie, ma ciò che ha sempre colpito tutti è stata la sua vicinanza a tutti i preti ammalati e anziani (50 anni fa eravamo 300 preti) e la vicinanza a quanti vivevano in casa con loro, genitori e familiari. Abituati allo schema della visita del vescovo ogni 5 anni, quando un parroco della Valchiusella disse al vecchio padre ammalato che era venuto il vescovo per salutarlo, la reazione fu: “Diavolo! Non è possibile”», ovviamente in dialetto stretto, e la risposta del Vescovo fu: “Tranquillo, non sono il diavolo”, anche questa in dialetto, un po’ meno stretto.

Questo ritmo durò per tutti i 32 anni, nonostante gli impegni di Pax Cristi nazionale e internazionale. L’emerito di Cagliari ha concluso il suo ricordo rimarcando: “ciò che mi preme dire è che sempre abbiamo ricevuto una testimonianza al tempo stesso di grande parresìa e di fedeltà piena alla Chiesa e a Pietro. Il rapporto sviluppatosi con san Giovanni Paolo II ne è buona testimonianza. E se una cosa mi ha fatto talvolta soffrire in ambiente ecclesiastico è stata propria l’ombra del sospetto da parte di chi non lo conosceva bene, forse a motivo dei luoghi comuni o forse perché talora si ritiene più virtuoso il silenzio accomodante rispetto al confronto leale, anche se critico”.

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