Saluzzo – Un itinerario per chi ama passeggiare tra arte e storia, che parte da Porta Santa Maria, di fronte al Duomo, per tuffarsi nei medievali “portici scuri” di via Volta, fino alla pittoresca piazzetta dei Mondagli, uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Saluzzo. L’edificio Casa Pellico è situato appena al di fuori della cerchia di mura del 1280, presso l’antica porta dei Mondagli abbattuta nel 1890. I restauri, realizzati dal Comune dopo l’acquisto dal professore-poeta Silvio Einaudi, permettono di rileggerne la storia: quattro archi ogivali affrescati ne costituiscono la struttura portante; una sopraelevazione cinquecentesca aggiunse le loggette all’ultimo piano, ora murate; mentre risale a inizio Ottocento la loggia chiusa e terrazzata al piano della piazzetta, su cui si affaccia il salone neoclassico elegantemente decorato. Nel 1789 vi nacque lo scrittore e patriota Silvio Pellico e vi si possono osservare cimeli e manoscritti donati dalla sorella dello scrittore nel 1858. Al piano terreno, una sala è dedicata all’attività letteraria ed è possibile assistere a un video introduttivo. Al primo piano le riproduzioni di frontespizi de “Le mie prigioni” testimoniano l’ampia diffusione che ebbe l’opera di Pellico. Notevole la sala neoclassica, in cui è ricostruito lo studio di uno scrittore del 1800.
Tra scalinate e strade lastricate, si sale fino alla Castiglia. Ospita il Museo della civiltà cavalleresca, il Museo della memoria carceraria e la collezione di arte contemporanea dell’Igav. La costruzione del castello, alla sommità del borgo su precedenti fortificazioni, è databile tra il 1270 e il 1286. Il nome Castiglia deriva probabilmente dal plurale latino castella – i castelli – e allude, forse, al complesso di edifici fortificati, attestato sin dal 1120. Nel corso del ‘500, l’occupazione francese del Marchesato e la successiva annessione al Ducato di Savoia ne comportarono la decadenza e il degrado. Nel 1825 iniziarono i lavori per ridurre l’antico maniero a prigione e la ricostruzione del corpo principale causò la distruzione delle decorazioni quattrocentesche. L’attuale Castiglia è frutto di successive modifiche, da fortezza a dimora nobiliare, che ne mutarono la struttura. Dopo un attento restauro, è stata restituita alla fruizione pubblica: oltre all’archivio storico comunale, sono stati aperti due importanti allestimenti sostenuti da una documentazione scientifica d’archivio: il Museo della civiltà cavalleresca, al terzo piano della manica ottocentesca, e il Museo della memoria carceraria, nelle antiche celle di isolamento al piano seminterrato. Dal 2009, la Castiglia è “Luogo del contemporaneo” – accoglie la collezione di arte contemporanea dell’Istituto Garuzzo per le arti visive – Igav, con circa 100 opere concesse in comodato d’uso dagli artisti e dai galleristi, per offrire uno spaccato rappresentativo della scena artistica attuale – e si impegna ad approfondire tematiche relative al contemporaneo organizzando mostre temporanee, incontri, convegni e altre iniziative culturali.
Percorrendo la nobiliare e scenografica salita al Castello, con la fontana della Drancia, si giunge al Palazzo delle arti liberali adiacente all’Antico palazzo comunale con la Torre civica. I restauri hanno recuperato i loggiati a piano terra e le decorazioni, in cotto e ad affresco, della facciata dell’Antico palazzo comunale, eretto tra il 1440 e il 1462. Sede in passato delle Congregazioni del Marchesato, il salone al primo piano presenta un soffitto a cassettoni con decorazioni mitologiche, simboliche e araldiche risalenti al XV secolo, e ospita convegni, mostre, concerti. Il secondo piano è dedicato a Matteo Olivero, figura di spicco del divisionismo italiano, e comprende un centinaio di dipinti, disegni e sculture suddivisi in quattro ambienti tematici: il tempo del realismo sociale, l’adesione al divisionismo, gli anni Venti e il metodo di lavoro. Edificata nel 1462 e sopraelevata nel 1556 con l’aggiunta della loggetta campanaria, la Torre civica era emblema della comunità cittadina e simbolo di una forza indipendente dal potere marchionale e dall’influenza religiosa. Alta 48 metri, è un punto panoramico eccezionale sul borgo e sulla pianura fino al Monviso e alle Alpi. Svoltando a sinistra, si percorre la strada che costeggia la chiesa di San Giovanni, oggetto di recenti restauri, e si raggiunge il museo Casa Cavassa. Casa Cavassa è considerato uno degli esempi più belli di dimora nobiliare di epoca rinascimentale del Piemonte. Fu trasformato in museo alla fine dell’800, per volontà del marchese Emanuele Tapparelli d’Azeglio, che progettò di trasformare l’edificio in un museo aperto al pubblico arredando le varie stanze, nel tentativo di ricreare l’atmosfera al tempo della famiglia Cavassa. Il marchese Tapparelli acquistò mobili, porte e opere d’arte per documentarne la storia negli anni del suo maggior splendore. Inoltre, commissionò ad abili artigiani la realizzazione di mobili secondo lo stile rinascimentale utilizzando, talvolta, parti di arredi antichi: 15 sale ricche di collezioni d’arte, tra cui spicca pregevole la Madonna della Misericordia (1499-1500), opera del Maestro d’Elva Hans Clemer. Nel 1888, il marchese Tapparelli firma il testamento con cui dona Casa Cavassa (e tutti gli oggetti in essa contenuti) al Comune di Saluzzo perché venga utilizzata come museo.
Con l’acronimo Mu.Sa (Musei Saluzzo) si indica la rete dei beni culturali di proprietà comunale: la Castiglia, Casa Cavassa, l’antico Palazzo comunale con la Torre civica e la casa natale di Silvio Pellico. Dal 2020 tale gestione è affidata alla ditta Itur attraverso un progetto di promozione turistica che mette al centro il tema della condivisione delle linee strategiche e dei contenuti con il tessuto culturale e sociale della città. Le visite guidate sono realizzabili tutto l’anno, con possibilità di apertura extraorario dei siti culturali.