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Domenica 22 dicembre 2024

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Rocca de’ Baldi, tradizioni e sapere antichi legati all’agricoltura

Torre e castello di epoca mediavale nella terra della coltivazione del baco da seta e della pesca

La Guida - Rocca de’ Baldi, tradizioni e sapere antichi legati all’agricoltura

Rocca de’ Baldi – Il piccolo borgo di Rocca de’ Baldi, protagonista della storia, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Il visitatore quando giunge sul piazzale del castello viene avvolto da una godibile sensazione di quiete e tranquillità. Fino a metà dell’Ottocento il sito si caratterizzava per essere un luogo di difesa, transito e commercio particolarmente frizzante, poi con la realizzazione della nuova strada di collegamento tra Fossano e Mondovì il posto rimase isolato. La fortuita e lungimirante scelta ha permesso la conservazione della struttura urbanistica medievale dell’abitato, dei suoi caratteristici portici, dell’antico Comune e della torre civica.

Una torre medievale, un castello e la famiglia Morozzo della Rocca tratteggiano l’importanza storica e politica di Rocca de’ Baldi. La sua collocazione su uno sperone tra i torrenti Pesio e Pogliolo la rendevano di fatto quasi inespugnabile in una posizione strategica per il commercio, essendo inserita lungo l’antica strada che da Mondovì portava a Cuneo e dalla quale passavano i mercanti che dal monregalese erano diretti a Fossano, Saluzzo. Il castello di Rocca de’ Baldi venne costruito nei primi decenni del ‘600, quando i Morozzo riacquisirono il controllo di questi territori: la torre merlata trecentesca inclusa nell’edificio è l’unica sopravvissuta alle trasformazioni che si susseguirono nel corso dei secoli. Il corpo principale del castello venne ampliato con l’aggiunta di un’intera ala realizzata dall’architetto Francesco Gallo. Il filo che lega la famiglia Morozzo al castello è molto saldo e ad essa è dedicato un percorso di visita che, stanza dopo stanza, racconta il coinvolgimento di alcuni illustri rappresentanti negli avvenimenti politici del tempo, vita privata e quotidiana come il denaro speso per l’approvvigionamento di cibo e vino e per i servizi resi dal personale di fiducia insieme a lettere sui temi più disparati.

A metà Ottocento i Morozzo vendono il castello per trasferirsi a Savona ma spesso ritornano per soggiornare alla Badia di Santa Maria, prospiciente il parco del castello, rimasta di loro proprietà. Un frutteto, un museo etnografico e una mostra permanente nell’antico edificio ben rappresentano la cultura popolare contadina roccadebaldese mentre il parco interno ospita un frutteto, voluto dalla famiglia Morozzo durante l’ampliamento, denominato Giardino delle Delizie. Un disegno acquerellato di metà Ottocento lo raffigura sistemato geometricamente su fasce parallele di terreno, come era indicato nei trattati di frutticoltura della Colonia Agricola Orfani di Guerra. Quest’ultima importante istituzione educativa ha occupato i locali dal 1923 al 1975, preparando alla vita e al lavoro centinaia di ragazzi. Dal 2017 i volontari del Comizio Agrario di Mondovì lo hanno trasformato in luogo di tutela e salvaguardia della biodiversità ortofrutticola monregalese, area per studenti e frutteto sperimentale per le ricerche scientifiche in collaborazione con la Facoltà di Agraria di Torino. Tutte le tradizioni agricole sono raccontate nel modernissimo Museo storico etnografico provinciale “Augusto Doro” ospitato al secondo piano del castello, un viaggio multimediale nella storia dell’agricoltura dalla sua nascita al Novecento, che spiega l’evoluzione delle tecniche e degli attrezzi e le trasformazioni ambientali riconducibili alla pratica agricola, ma anche nella pesca e nella coltivazione del baco da seta. Per rivivere le tradizioni contadine di questo territorio è d’obbligo fare tappa alla mostra permanente “La cantina”, piccola e pregiata realtà privata che offre al visitatore la possibilità di assaporare la vita di una casa contadina alle prese con la cura del vigneto e la produzione del vino. 

Un passaggio è d’obbligo nella parrocchiale di San Marco per conoscere la storia dell’altare maggiore, rappresentazione in marmo dell’Annunciazione e considerato uno dei più begli esempi di barocco piemontese. I Morozzo riuscirono a sottrarlo dalla distruzione trasportandolo da Mondovì a Rocca de’ Baldi grazie all’aiuto degli abitanti del borgo. Da non dimenticare, la cappella della Crocetta o cappella dei Re, il più antico edificio religioso di Rocca de’ Baldi, dichiarato monumento nazionale per i suoi splendidi affreschi tardogotici, e la piccola cappella di San Rocco, posta lungo la strada che dal Pesio sale al concentrico di Rocca, costruita dalla comunità del luogo come voto al Santo protettore contro le malattie contagiose. E per finire uno sguardo va rivolto alle abitazioni civili storiche come casa Airaldi con la bella cornice che attraversa tutta la facciata, sostenuta da una serie di archetti pensili in cotto; casa Rolandone con le belle formelle in cotto a motivo floreale accanto ad una delle finestre; la pittoresca e signorile dimora in stile neogotico lungo la strada che scende a Pogliola, acquistata anticamente dagli armatori genovesi Barabino che ingrandirono e rimaneggiarono l’edifico medievale originario, e che oggi appartiene alla famiglia Pennacchietti. Scendendo nel centro di Crava si possono ammirare, sulle facciate di alcune abitazioni, i murales naturalistici raffiguranti alcuni esemplari di uccelli ospiti dell’Oasi: l’airone cenerino, l’airone rosso, le cicogne, il cardellino, l’upupa, il gufo. L’iniziativa venne avviata nel 2002 in collaborazione con la Lipu e l’Oasi di Crava-Morozzo. Attualmente i murales sono circa una settantina e sono realizzati da giovani artisti locali allievi dell’Accademia di Belle Arti di Cuneo.

 

 

 

 

 

 

 

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