Margarita – Il paese è situato sulla sponda sinistra del torrente Brobbio ed è attraversato dalla provinciale Cuneo-Morozzo-Carrù. Al centro è posta la chiesa barocca dedicata a Santa Margherita, edificata tra il 1725 e il 1748 su disegno dell’architetto Francesco Gallo, con un’imponente facciata di mattoni a vista, affiancata da un campanile alto 52 metri. All’interno conserva pregevoli affreschi e stucchi e la monumentale pala d’altare (1760-65), recentemente restaurata, che raffigura la Vergine Maria in gloria d’angeli con il Bambino Gesù sulle ginocchia. L’edificio è a navata unica con abside semicircolare e pareti laterali scandite da una serie di cappelle legate alla presenza delle Compagnie religiose. In via Bertone si trova la chiesa della Confraternita dei disciplinati di Sant’Antonio (1600) con una pregevole facciata e un sobrio impianto planimetrico a unica navata con abside rettangolare. La pala dell’altare è la fedele riproduzione di un pregiato dipinto del Seicento attribuito alla scuola di Giovanni Antonio Molineri. La chiesa ora è sconsacrata e utilizzata per mostre ed esposizioni. Svariate le cappelle e i piloni votivi, che delimitavano gli accessi principali al paese: San Bernardo (1600), la più antica, al bivio delle strade per Cuneo e Beinette; San Magno (1839) in direzione Praforchetto; San Rocco (secolo XIV) a sud del paese; Sant’Anna (1705) all’incrocio tra via Cuneo e via Rovere. Il pilone più famoso è quello di Santa Lucia, in fondo al ghetto, rimasto intatto dopo la caduta di una bomba aerea inesplosa durante la seconda guerra mondiale. Nel centro storico si eleva la Torre civica (ciochè vej) del XIII secolo che delimita il cosiddetto “ghetto” o “ricetto”, corrispondente al primo nucleo dell’abitato margaritese. Un importante intervento di restauro conservativo effettuato negli anni 2015-2017 l’ha riportata all’antico splendore mettendo in luce stemmi di casati antichi da cui il paese dipendeva. La quarta domenica di ottobre, nel centro storico, si celebra, dal 2004, la “Sagra del còj (Sagra del cavolo verza)” che richiama numerosi commercianti e visitatori dal Piemonte e dalla Liguria.
Di grande interesse il castello seicentesco appartenuto ai conti Solaro della Margarita, in fondo a via Bertone. È un palazzo fatto a doppio ferro di cavallo con parco annesso. Presenta un corpo centrale e due ali turrite con una facciata retrostante e un grande giardino con i disegni del marchese Piossarco di Rivalba. Le numerose sale richiamano motivi settecenteschi, con scene mitologiche, paesaggi agresti e soggetti floreali. Attuali proprietaria è la famiglia Ruà. Il castello arriva per linea femminile dai Lovera di Maria-Della Chiesa. Infatti l’ultimo Solaro della Margarita morì all’età di vent’anni circa. A quel punto i genitori Carlo Alberto e Teresa decidono di lasciare la loro eredità al pronipote Carlo Lovera di Castiglione, che, a sua volta, non avendo eredi, la lasciò ad Alessandra Lovera di Maria, sua nipote, sposata con Savino Ruà. Il conte Antonio Solaro della Margarita decide di edificare il castello da un nucleo originario, consistente di due stanzoni e una ghiacciaia, usata come rifugio di caccia dai conti Sandri Trotti di Mombasiglio, su suggerimento del principe Tommaso e del cardinal Maurizio, dopo la sua investitura a Conte della Margarita nel 1647. Antonio Solaro della Margarita fece edificare il ferro di cavallo principale, con l’ingresso patronale, incaricando l’architetto Tosetti di ampliare la costruzione. Suo figlio Giuseppe Maria terminò l’edificio con la costruzione del secondo ferro di cavallo, che sarebbe servito come alloggiamenti della servitù, si occupò inoltre di far progettare il parco, così come è ancora oggi, da Baldassarre Piossasco di Rivalba. All’epoca della progettazione del parco il territorio era paludoso e da bonificare, e le numerose sorgenti, che ancora oggi esistono, sono state incanalate in fontane e ninfei; sono stati piantati numerosi alberi per mantenere le rive e per creare movimento di ambienti nel parco. Tra le personalità vegetali presenti all’interno del parco, vi sono un cedro del Libano e un tasso di circa 350 anni, un cedro Deodara dell’Himalaya, bossi, carpini, viali di tigli, ippocastani. La maggior parte sono piante che sono state piantumate all’epoca del progetto, si parla del ’700.