“Non sono un ingegnere, non sono un tecnico e nemmeno uno che con le dighe e l’idroelettrico ci ha lavorato” mette subito in chiaro l’autore. Si definisce piuttosto un “appassionato di dighe”, con una particolare predilezione per quelle del Vajont e del Chiotas. Quando parla nell’introduzione di questa sua passione racconta le esperienze di bambino al Lago delle Rovine, poi il “girovagare” in internet alla ricerca di notizie sempre nuove sull’argomento fino a scoprire che è passione condivisa da altri. Ed è così forte che lo porta ora a redigere un dettagliato quadro delle operazioni di costruzione della diga del Chiotas, delle sue strutture tecniche e delle potenzialità in termini di alimentazione energetica.
Doverosa l’apertura a carattere storico che considera l’evoluzione dell’utilizzazione idroelettrica del torrente Gesso lasciando ampio spazio ai progetti che vengono dopo il 1954. A quella data infatti risale la presentazione di un primo programma di costruzione di un’articolata serie di impianti con sette serbatoi di varia capacità con la duplice finalità irrigua e idroelettrica.
Nel tempo su questo progetto si innestano molte varianti di cui Simone Aime dà documentazione fino al piano definitivo che risale a fine anni Sessanta. Ora il quadro è ben chiaro con la costruzione di due dighe, quella del Chiotas e del Colle Laura, a formare un unico enorme bacino. Si è nel frattempo anche evoluto lo spirito di sfruttamento delle acque “da un primitivo schema a produzione diretta prevalente, con scarsissimo pompaggio, alla realizzazione attuale in cui, ad una produzione sempre notevole, si è sovrapposta una prevalente attività di pompaggio”.
Le successive fasi di lavorazione sono seguite dal libro con estrema cura a cominciare dalla produzione degli inerti che in seguito verranno utilizzati per il calcestruzzo, alla costruzione delle strutture accessorie, strade di accesso, una funivia, i locali per gli operai, cantieri, fino all’inaugurazione. Il risultato di questo cammino è la più grande diga costruita dall’Enel.
Accanto alla dovizia di dati tecnici e disegni, l’originalità del libro sta nel dar la parola a chi ha lavorato nel cantiere. Sono voci che spesso vengono da lontano e che sanno restituire il clima vissuto nel vasto cantiere ricordando spesso episodi che non hanno avuto l’onore delle cronache, ma che restituiscono un volto diverso ad un’opera così imponente che non è stata risparmiata da polemiche. Insieme a queste pagine c’è un’intera ampia sezione fotografica costituita per lo più da archivi privati che documenta le fasi di lavorazione nei vari fronti in cui si articolava il cantiere.
Diga del Chiotas
di Simone Aime
Primalpe
27 euro