Vicoforte Mondovì -Partendo da via del Borgo, nel centro storico di Vicoforte arroccato sulla collina, è possibile iniziare un itinerario molto suggestivo che conduce alla frazione Moline offrendo un panorama del paesaggio circostante. Nel primo tratto, è facile respirare l’epoca feudale del paese anche se, a ricordare l’originale ambiente medioevale, resta solo la torre merlata dell’antico castello, ora campanile della chiesa parrocchiale dei SS. Giovanni e Donato. A pochi minuti dal centro storico, è da segnalare la chiesa dei Santi Pietro e Paolo che reca i segni dell’origine medievale con tre navate con absidi piane e due cappelloni laterali che compongono il transetto e i pilastri quadrati con paraste che reggono volte a botte lunettate. All’interno troviamo un affresco dell’Annunciazione databile intorno al 1390: uno dei dipinti più antichi della zona. Partendo dal Municipio, si prosegue verso Via del Poggio su di una strada battuta ed immersa nella natura. Subito dopo il Pilone del Diavolo, legato alla leggenda di un diavolo sprovveduto, gabbato dalla furbizia contadina, si apre uno splendido panorama di ampio respiro: la lunga sequenza delle borgate disegna il singolare profilo di Vicoforte caratterizzato dalla torre campanaria e dall’agile campanile della Confraternita dei Battuti.
Nella conca, si erge il maestoso Santuario, circondato da una distesa di colline e cucuzzoli. Il primo tratto panoramico è pianeggiante e percorribile il circa 40 minuti; grazie al poco dislivello è perfetto da percorrere anche a piedi con i bambini. Proseguendo sulla sinistra, e seguendo le indicazioni per Moline, la strada si snoda in discesa e conduce all’amena e tranquilla valle del Corsaglia con un trionfo di prati, boschi e profumati narcisi in primavera. Tra le boscose colline, si trova un gruppetto di case che forma la frazione Moline, il cui nome deriva dai molini che un tempo esistevano lungo il torrente. La chiesa dell’Annunziata, elevata nel 1565, sostituì l’antica chiesa parrocchiale di San Benedetto di cui non rimangono tracce poiché distrutta durante l’epidemia del 1630. Moline diede i natali, nel 1888, a Nino Fracchia: pittore schivo e modesto ma di grande talento e dalla multiforme attività. Superando la frazione seguendo la strada a sinistra, è ancora possibile godersi uno scorcio del fiume e le opere dell’artista Sergio Sciandra che, in tutto il Piemonte e non solo, realizza opera in legno intagliate interamente con la motosega.
Seguendo via del Poggio fino al bivio per Moline, si intraprende invece la strada sulla destra che porta alla borgata Martini, dove una piccola Cappella racchiude una Pala d’Altare del ‘500 raffigurante, per l’appunto, San Martino. Superata la Cappella, si prosegue sulla strada pianeggiante immergendosi in un bosco di castagni molto suggestivo. La strada bucolica termina in una piccola radura chiamata “Settevie” in cui si incontrano diverse strade di campagna perfette per brevi passeggiate senza un itinerario prestabilito ma che possono riservare piacevoli sorprese nella natura: un insolito pilone, una piccola cappella nascosta o un lago artificiale. La passeggiata permette di immergersi nella natura quasi incontaminata tra colline e ampi pascoli. A ovest del bivio di Settevie, si snoda un percorso sul versante sinistro del Corsaglia che ripercorre l’alveolo di un antico canale irriguo. Storia, leggenda e folclore popolare si intrecciano per raccontare la storia della Bealera del Diavolo. Sembra che l’ardita opera venne costruita nel 1293 da un certo Uberto della Torre che volle far defluire le acque del Corsaglia addirittura fino a Mondovì Piazza, passando per Vicoforte. Il progetto avrebbe seguito i resti di un antico acquedotto romano ormai dimenticato. Secondo una leggenda popolare, questa bealera sarebbe stata costruita direttamente dal diavolo. Un diavolo intraprendente quanto ingenuo che con un certo Gioanin stipulò il famoso patto: l’anima in cambio di un canale che, costruito in una settimana, avrebbe portato a Vicoforte, all’alba del settimo giorno, al canto del gallo, l’acqua del Corsaglia. Grazie all’intercessione dello spirito della nonna di Gioanin, il gallo cantò poco prima che il lavoro fosse terminato ed il diavolo beffato scomparve, precipitando con furore nel “Sotass”. Per ricordare la vittoria, Gioanin fece costruire il Pilone del diavolo che è possibile scorgere dopo l’abitato del Poggio. I vicesi poterono così, con poche e semplici zappate, terminare il canale ed aver l’acqua.