Con le parole possiamo edificare un dialogo costruttivo, capace di generare legami e confronti. Ma le parole possono anche ergersi come muri invalicabili. Da terra di scambi, il dialogo può così trasformarsi in fonte inesauribile d’incomprensioni e distruttività. In questo saggio, Vittorino Andreoli analizza alcune delle parole più utilizzate nella nostra società cercando di capire quali portino al conflitto e quali invece possano essere all’origine della crescita e della pace. Le parole costituiscono un mondo complesso e bellissimo. Ma sono anche uno strumento da utilizzare con il giusto dosaggio. Spesso invece vengono lanciate senza badare alle conseguenze. Ed è a quel punto che si creano situazioni di conflitto e tensione. Superbia, esclusione, rancore, sospettosità… Sono queste alcune delle parole più pericolose perché trasformano chi abbiamo davanti in un nemico, un avversario da combattere. Parole che fanno emergere i nostri lati peggiori, rendendoci cechi e sordi ad ogni ragione che non sia la nostra. Ma a questi termini è possibile contrapporne altri come umiltà, cooperazione, perdono, fiducia. Ed ecco allora che tutto appare sotto una luce diversa. L’altro, che sia il padre o la Nazione confinante, non è più l’essere oscuro e impenetrabile che si erge minaccioso davanti a noi. L’altro è uguale a noi, pur nella sua diversità. Con l’altro possiamo dialogare e confrontarci. L’altro ci può aiutare a crescere e a migliorare noi stessi.
Fare la pace
di Vittorino Andreoli
Solferino
16 euro