Ceva – Zona strategica di passaggio e possibilità di scelta gastronomica e culturale, città florida anche dal punto di vista dell’offerta commerciale, Ceva possiede un interessante centro storico in cui è possibile avventursi tra viuzze e portici per raggiungere i punti più noti: Torre del Campanone (trasformata da porta meridionale d’accesso alla città a torre campanaria nel Settecento e ora in fase di restauro), Torre Guelfa o di Porta Tanaro (XIV-XV secolo), Chiesa di San Carlo (XVII secolo, dotata di un campanile a pianta triangolare), Duomo (Collegiata dell’Assunzione della Beata Maria Vergine, edificio barocco con facciata neoclassica e scalone esterno d’accesso che si affaccia su via Marenco), Teatro Carlo Marenco (di raffinato gusto neoclassico), Palazzo di Città (edificio ottocentesco progettato dall’ingegnere cebano Levi Donato), Chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Maria e Santa Caterina (progetto iniziale dell’edificio di Guarino Guarini, poi realizzato su quello del monregalese Francesco Gallo, sul sito di due antiche cappelle andate perdute nell’alluvione del 1584). All’interno del centro storico si eleva una piccola altura che sovrasta l’abitato completamente ricoperta da un rigoglioso boschetto, il “Castel”. In quest’area, non abitata, emergono dalla vegetazione due fabbricati di importanti dimensioni: i palazzi dei marchesi Pallavicino, il Palazzo Rosso e il Palazzo Bianco, così definiti per via della loro colorazione.
I resti del Forte sovrastano la città, fu distrutto dai francesi dopo il trattato di Cherasco e la battaglia di Marengo. Dove una volta si ergeva il Forte venne innalzata una croce monumentale in omaggio a Cristo Redentore (sette metri di altezza e quattro di larghezza), in ferro fuso forgiato dalla fonderia Manfredi di Mondovì, sorretta su un piedistallo in marmo bianco di Frabosa, opera del marmista Pietro Manzo. Tra i numerosi palazzi e chiese una ricchezza artistica di rilievo sono le case medievali di borgo Sottano, nate verso la metà del XIV secolo. Nonostante le diverse centinaia di anni si sono conservate quasi inalterate. Altrettanto interessanti sono le case medievali di Valgelata, una delle zone più antiche dell’attuale centro storico. Il terzo weekend di settembre si tiene la Mostra nazionale del fungo, tra le più quotate scientificamente in Europa, organizzata dal gruppo micologico cebano Rebaudengo Peyronel, il museo del fungo è collocato nel convento dei Padri Cappuccini, chiuso dal 2012 e luogo particolarmente caro ai cebani. I locali dell’ex convento destinati ad accogliere l’area del Museo del fungo, un complesso a due piani adiacente alla chiesa e accessibile attraverso ampia scalinata che conduce al piazzale con parcheggio gratuito, si sviluppano attorno a un piccolo chiostro, circondato per tre lati da un porticato ad ampie vetrate.