Borgo San Dalmazzo – Il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo 329 persone, uomini, donne, bambini, che, fatti salire sui vagoni merci, furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi. Erano ebrei stranieri, in fuga dalla Francia, rinchiusi da due mesi nel campo di concentramento allestito poco lontano. Il 15 febbraio 1944, altri 26 ebrei furono deportati da questa stazione, diretti a Fossoli di Carpi, da dove sarebbero poi stati inviati ad Auschwitz o Buchenwald. Soltanto due di loro sopravvissero. Una vicenda tragica e dolorosa, ricordata dal Memoriale della Deportazione allestito presso la stazione ferroviaria. Da poco è stato completato il recupero dell’adiacente chiesa di Sant’Anna, da tempo sconsacrata, destinata a diventare la sede di un percorso dedicato alla memoria, con una serie di postazioni che guideranno i visitatori a riflettere e attualizzare il tema delle persecuzioni, dell’intolleranza, dell’accettazione del diverso. In piazza Don Viale, nei pressi di quello che fu il campo di raccolta (sostituito dall’edificio della scuola media e dagli ambulatori dell’Asl) la comunità ebraica ha collocato una stele come segno di ricordo e gratitudine ai borgarini, si adoperarono per mettere in salvo decine di perseguitati.
Sulla cima della collina che sovrasta l’abitato, intorno al XVII secolo fu eretto, forse a seguito dell’epidemia di peste del 1630, il santuario di Monserrato dedicato alla Madonna nera venerata ad Oropa e a Montserrat in Spagna. La struttura iniziale del santuario era molto semplice e presentava una sola navata, un alloggio per il romito e una sacrestia. Sull’altare maggiore, dove ora si trova una preziosa icona, era collocata una antica statua della Madonna col Bambino Gesù sulle ginocchia, attualmente conservata nel museo della parrocchia di San Dalmazzo, mentre nel santuario è venerata la statua realizzata nell’ultimo dopoguerra dallo scultore Lino Barale. Dal 1835-’36, l’edificio è circondato da portici. Al santuario si giunge con un cammino tra i boschi costellato da 13 piloni (uno dei quali bifacciale), che rappresentano le stazioni della Via Crucis.Il santuario sorge in posizione dominante rispetto all’abitato, con la facciata e il porticato che si affacciano verso le case e le piazze della città. Anche se non particolarmente elevato, dal piazzale si apre un’ampia visuale sull’altipiano cuneese. La chiesa è aperta tutti i giorni da maggio a settembre.