Un orso che esce dal letargo invernale “per indicare al mondo le sorti dell’annata agraria”, una coincidenza astrale con previsioni nefaste, la silenziosa rimozione di una tradizione secolare che in qualche modo forniva un “indirizzo di senso” per le giornate che si stavano vivendo: lungo queste direttrici, a loro modo suggestive, si possono leggere le ricerche confluite in due convegni tenutisi a Dronero intorno al “risveglio dell’orso occitano” di cui il libro riporta i contributi aggiornati a più recenti analisi.
Nessuna pretesa di scientificità, ovviamente, nello stabilire una relazione, anzitutto culturale, fra una tradizione e il bisogno ineludibile di spiegazioni diffuso in questi mesi, tuttavia rimane il gusto della sfida al sapere “nell’età della ragione” lanciato dal profondo della cultura popolare. È un rintracciare in quelle consuetudini, oggi affidate al folclore, i caratteri del mito quindi i segni di un sapere ancestrale che dava i suoi frutti nelle attività lavorative, nei comportamenti di antiche comunità.
Un’ardita relazione tra passato e presente proposta da uno dei coordinatori, Piercarlo Grimaldi, ha il pregio di rendere non solo attuale, pur nelle diverse coordinate culturali e sociali, ma soprattutto interessante il grappolo di ricerche intorno alla figura mitica dell’orso occitano. E ci pensa l’altro coordinatore, Fulvio Romano, a prospettare le numerose sollecitazioni culturali intorno a questa “maschera”.
È infatti personaggio che si ritrova nella memoria delle vallate alpine a cavallo tra Italia e Francia e va a imparentarsi con molti aspetti della tradizione popolare, ma anche quella più colta fino a sconfinare in campi impensabili della ricerca dalla botanica all’astronomia. Travalica i confini delle nostre regioni alpine per intessere rimandi con luoghi lontani fino a diventare una trama su cui popoli con culture diverse hanno costruito saperi e tradizioni tramandate per millenni.
Le ricerche etnologiche raccolte documentano la sopravvivenza di usanze “ursine” ancora oggi sia esplicite, come l’orso di segale di Valdieri, sia meno evidenti e da valorizzare. Si solleva la questione della religiosità popolare in rapporto a questa figura. Si riflette sul processo di domesticazione, che si traduce in presenza nelle fiere, o di demonizzazione, per cui incute paura e presto deve condividere il terreno della riflessione con l’idea del selvaggio e del diverso. Si ricordano varie tradizioni al di qua e al di là delle Alpi per lasciar spazio anche al rapporto tra l’animale selvatico e l’uomo.
Il risveglio dell’orso occitano
a cura di Piercarlo Grimaldi e Fulvio Romano
Omega
20 euro