Raccontare l’Eneide attingendo alla memoria di chi alle medie ha studiato un po’ di epica. Questo prova a fare la Marcolongo, scrittrice e giornalista raccontando il personaggio e le vicende più dimenticate dagli studenti, quelle dei racconti sulle mitiche origini di Roma e del suo impero. Perché l’Eneide di Virgilio è la più dimenticata delle opere di epica, rispetto all’Iliade e all’Odissea di Omero?
Se lo chiede la Marcolongo analizzando la figura di Enea che è un personaggio straordinario ma comunque dimesso. Quando approda nelle coste del Lazio tre secoli prima della fondazione di Roma non sa nemmeno che è al centro della storia del mondo. Di questo magnifico poema classico, amato e odiato nella lettura scolastica obbligatoria, abbiamo tutti la tendenza a ricordare solo alcune parti, ovvero quelle più citate nel tempo e riprese dalle varie forme d’arte (libri, cinema, teatro, musica…). Forse perché i versi del poema di Virgilio non sono adatti ai momenti in cui le cose filano lisce e allora si va in cerca di avventura nella letteratura e su questo Ulisse è imbattibile.
Enea è un personaggio di cui non si conoscono le fattezze. È una “figura poco maestosa”, non è un eroe come siamo abituati a vederne. È profugo per volere del fato, e già questo è molto moderno. Non si affida alla divinità e ai suoi capricci affinché essa cambi avviso. È parte attiva, accetta e compie quel che è dovuto. Enea non è un’anima morta, è vivo e reagisce pronunciando parole opportune, adeguando lo spirito alla situazione. Un eroe che cerca un nuovo inizio con in mano il bene più prezioso: la capacità di resistere e di sperare. E questa è una lezione perfetta per l’oggi.
La lezione di Enea
di Andrea Marcolongo
Laterza
16 euro