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Sabato 2 novembre 2024

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Accusata per due telefoni rubati, ma non “con destrezza”

"Non luogo a procedere" per una 49enne di Milano residente a Fossano, furti in casa di riposo e Caf, ma non c'era stata querela da parte delle persone derubate

La Guida - Accusata per due telefoni rubati, ma non “con destrezza”

Fossano – Era accusata di aver rubato due cellulari sottratti all’interno della casa di riposo Opera Pia Sordella e del Caf di Fossano e per questo rinviata a giudizio con l’accusa di furto con destrezza. I fatti si erano verificati tra gennaio e febbraio del 2020. All’interno della casa di riposo la donna (T. M., 49enne di Milano e residente a Fossano) era stata ripresa dalle telecamere mentre entrava e usciva dall’ufficio della segretaria a cui sparì il telefono. “Quando la vidi – aveva riferito la segretaria alla giudice – aveva la mano sulla maniglia della porta del mio ufficio. Le chiesi che cosa stesse cercando e mi disse che cercava il responsabile per inserire un suo parente in struttura, ma quando fu le chiedemmo di fornirci un numero di telefono lei disse che sarebbe tornata il pomeriggio e invece non si fece più vedere”. Qualche settimana dopo al Caf di Fossano, la donna entrò nell’ufficio dell’impiegata per chiedere l’Isee: “Il telefono era sulla scrivania, io mi allontanai un attimo per andare alla fotocopiatrice e poi non trovai più il telefono, che tra l’altro era quello dell’associazione di volontariato di cui ero presidente”. A tradirsi però fu la stessa T. M., che in quel periodo era sottoposta a misura cautelare e ai Carabinieri che le chiesero di fornire un numero di telefono per le notifiche, diede proprio il numero di sim del telefono sottratto all’impiegata del Caf. Per la donna, gravata da una recidiva specifica infraquinquennale, l’accusa aveva chiesto la condanna a due anni e tre mesi 1.200 euro di multa, mentre la difesa aveva chiesto il minimo della pena per il secondo furto e l’assoluzione per il primo, non essendo stato provato che quel telefono preso alla casa di riposo fosse in suo uso. In entrambi i casi però dall’istruttoria non sono emersi i presupposti per la contestazione del furto con destrezza e quindi, caduta questa aggravante che rendeva il reato procedibile d’ufficio, era necessaria una querela da parte delle vittime dei furti, che invece non c’era, e quindi la giudice ha emesso una sentenza di non doversi procedere, sciogliendo la donna dalle accuse.

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