Forse con un pizzico di sana ironia è stata da cercare dietro la copertina del libro che raccogliere le riflessioni sul mangiare di Derio Olivero. Una tavola imbandita, due sedie, due piatti, una bottiglia di vino, che si suppone buono, e naturalmente fiori, perché il bello va a braccetto con il buono.
L’immagine sembra quasi preannunciare l’ennesima guida gastronomica in formato tascabile. Impressione per altro rafforzata da quella grechetta a fondo pagina che accompagna tutto il libro e fa capolino anche quando è chiuso. E invece basta la prima riga per chiarire quanto errata sia la prima impressione: “Dio non gode di buona salute nella nostra società”. Tascabile il formato certo lo è, ma non solo per motivi editoriali. Sarà anche per averlo a portata di mano per qualche piccola incursione tra le sue pagine prima o dopo i pranzi.
Piccole dosi magari potrebbe aiutare se non la digestione almeno una sana assimilazione del cibo anche a livello spirituale: “la vita spirituale non è forse null’altro che la vita materiale compiuta con cura, calma e pienezza”, citando Christian Bobin.
Così ecco le quaranta brevi riflessioni su tavola e cibo che Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, ha proposto prima di Natale 2020 via web, giusto prima di cena, e ora invita alla stessa mensa sulla carta.
La prospettiva è chiara: considerare il momento del mangiare non come parentesi frettolosa, ma occasione per entrare in relazione, per vivere nel ringraziamento e nella condivisione, per uscire dalla logica della routine, perché ogni cena è “un istante unico, fantastico”. È il momento per “accorgersi” di chi sta accanto, di ciò che capita nel mondo intero, per uscire dalla noia del quotidiano e tornare a meravigliarsi. Un allenamento, seduti a tavola, che si traduce poi nello sport quotidiano del correre per guardare con occhi nuovi ciò che ci circonda
Di riflessione in riflessione, Derio Olivero prende per mano chiunque si sieda a tavola invitandolo a osservare e lasciare che persino gli oggetti parlino, che siano, una volta tanto, loro i plasmatori del nostro modo di vedere il mondo. Il vassoio, la forchetta e il coltello, le sedie e la finestra: ognuno di questi oggetti è una strada che arriva a parlare al cuore non senza qualche volo impensabile come il tovagliolo di Caravaggio, ulteriore esempio di particolare sfuggente, ma essenziale per una comprensione profonda della scena: là dei discepoli di Emmaus, nelle case di oggi di persone riunite intorno a un tavolo.
Riprendiamoci la tavola
di Derio Olivero
Effatà
12 euro