Saluzzo – È morto mercoledì 28 aprile a 81 anni Araldo Cavallera, pittore, grafico, designer, scultore, speleologo e docente di Saluzzo. Uomo di cultura e artista di fama, Cavallera è stato uno dei protagonisti del mondo culturale saluzzese, divenendo anche vicedirettore del museo civico di Casa Cavassa. A Torino, negli anni Cinquanta, ha frequentato il Liceo Artistico, allievo dei pittori Luigi Spazzapan e Domenico Valinotti e dello scultore Sandro Cherchi, e si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti. Le sue prime esposizioni risalgono al 1958, presso la Libreria Moderna di Cuneo e a queste sono seguite numerose collettive e personali, l’ultima l’anno scorso nei locali della Castiglia. Di carattere schivo era uomo di grande cultura e di profonda sensibilità.
Autore del monumento dedicato al Movimento Clandestino Antinazista della Rosa Bianca, collocato negli omonimi giardini pubblici di Saluzzo, va pure ricordato per l’Inferriata che limita verso il piano Piazza Castello a Saluzzo, realizzata seguendo metodi di lavorazione medievali e, insieme a Piero Bolla e Berto Ravotti, il Sacrario delle Deportate italiane di Ravensbrück, vicino a Berlino. Sua è la grande installazione con tavole pittoriche su fondo oro avente come tema L’Annunciazione, suo il busto in terracotta dedicato al nonno, senatore Giuseppe Cavallera, collocato nell’androne del Teatro a lui dedicato a Carloforte in Sardegna, così come il Paliotto scultoreo in pietra locale posto nel 2013 nella chiesa di San Pietro a Carloforte.
La ricerca artistica di Cavallera spazia dall’iniziale esperienza del segno grafico filiforme andante, con il quale circoscrive i comignoli nella preziosa serie grafica numerata degli anni Settanta, testimonianza dell’interesse personale per l’architettura del territorio saluzzese, ai paesaggi, ai grandi occhi, le vele, le scimmie urlanti e le radici, fino all’impiego della pietra di fiume e della pietra locale (steatite) per sculture di volti umani dalla plastica solida ed essenziale, secondo le esigenze della sua mente poliedrica. Seguono, quindi, le sculture in ferro, in cemento armato, i bassorilievi, le sculture in terracotta lasciate al naturale o trattate con innovativi metodi, che partendo dai rituali pittorici antichi utilizzati allora in pittura, prevedono l’uso di patine su oro e argento in foglia, gli ingranaggi industriali e le tavole dipinte con fondi oro e raffiguranti immagini di grandi alberi, esaltati dagli effetti volumetrici della luce.
Lascia la moglie Nini, la figlia Anna, esperta d’arte ecollaboratrice del Corriere di Saluzzo, e il figlio Andrea. I funerali saranno celebrati domani venerdì 30 aprile alle 15,30 nella chiesa cattedrale di Saluzzo.