Cuneo – Il cibo italiano è il più imitato nel mondo: oggi più di due prodotti agroalimentari su tre spacciati per Made in Italy non hanno in realtà alcun legame produttivo con l’Italia.
Questo fenomeno si chiama Italian sounding, una vera e propria azione di pirateria che utilizza impropriamente richiami all’Italia sulle etichette di alimenti taroccati, inganna i consumatori e fa concorrenza sleale ai produttori locali, impegnati nella salvaguardia del territorio e nella valorizzazione delle sue eccellenze.
Da anni Coldiretti chiede maggiore severità nel contrasto alle frodi agroalimentari: difendere il cibo che produciamo, in Italia e sul mercato internazionale, è un modo per tutelare l’economia del nostro territorio e con essa l’occupazione, ma anche per salvaguardare la salute di tutti, perché i prodotti contraffatti non sono sottoposti agli stessi controlli di qualità del vero Made in Italy.
Si tratta di un fenomeno diffuso maggiormente negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in America latina e in diversi altri mercati, inclusi l maggior parte di quelli europei. A essere danneggiati maggiormente da questo meccanismo sono da un lato i produttori locali, costretti ad abbassare qualità e prezzi, impoverendos, dall’altro lato i consumatori, a contatto con prodotti sempre più di bassa qualità.
L’Italian sounding costituisce una delle principali cause della ridotta incidenza dell’export italiano sul fatturato (poco meno del 20% per l’Italia, contro una media europea del 22% e contro il 26% di Francia e il 28% di Germania).