Cuneo – Danneggiamento, resistenza e lesioni personali aggravate a pubblico ufficiale; è questo il risultato del momento di follia di T. B., un detenuto alla casa circondariale del Cerialdo, che la sera del 9 giugno 2019 distrusse la cella e le diede fuoco perché, da quanto è emerso nel corso del dibattimento, gli servivano delle batterie.
“Aveva divelto la cella – ha raccontato in aula uno degli agenti di polizia penitenziaria intervenuto quella sera – e appiccato il fuoco al materasso, alle lenzuola, agli abiti. Aveva distrutto il mobilio e il fumo aveva invaso la sezione. Noi dovevamo cercare di calmarlo per portarlo fuori e mettere in sicurezza la zona, ma lui era fuori di sé e non voleva uscire”.
“Aveva divelto anche il lavandino e brandiva delle schegge di ceramica e delle posate di plastica – ha riferito il secondo agente chiamato a riferire dell’accaduto -. Quando entrammo cercò di resistere tirando calci e pugni e mi colpì più volte alla spalla con uno di questi oggetti. Alla fine l’abbiamo immobilizzato e portato fuori”.
T. B. era stato appena trasferito al Cerialdo da un’altra struttura e si trovava in un regime di sorveglianza particolare, “gli chiesi che cosa gli fosse preso a distruggere tutto in quel modo – ha proseguito l’agente che era stato ferito – e lui mi disse che aveva bisogno di batterie. Gli dissi che avrebbe potuto chiedere ed evitare tutto questo”.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 24 maggio per la discussione (immagine generica).