Cune0 – In questi giorni mentre il Consiglio regionale del Piemonte è impegnato nella discussione di proposte di legge sul delicato tema del gioco di azzardo patologico i Vescovi piemontesi prendono di nuovo posizione in merito ribadendo l’importanza delle attenzioni educative e di sviluppo per superare la schiavitù del gioco.
A scrivere sono i tre delegati pimentai alla pastorale sociale e lavoro, monsignor Marco Arnolfo, vescovo di Vercelli, alla Caritas monsignor Piero Del Bosco, vescovo di Cuneo e Fossano e alla pastorale della salute monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba.
Fin dai primi anni 2010 le Chiese Locali della nostra Regione Ecclesiastica sono state fortemente interpellate dalla questione e dalle molteplici conseguenze – nella maggior parte dei casi negative – che sia la dimensione ludopatica che quella più tenue di una abitudine reiterata al gioco portano alle persone e alle famiglie. Purtroppo, non si tratta quasi mai di fenomeni transitori, di lieve entità, facilmente superabili: incidono profondamente sulla vita ordinaria, sulle relazioni, sulla vita sociale, spesso sulla sopravvivenza dignitosa. In tempi di forte crisi come gli attuali il ricorso al gioco è attività presente e, talora, in aumento grazie anche alla possibilità dell’utilizzo degli strumenti informatici. Lo rilevano le nostre Caritas e le Fondazioni Antiusura soprattutto rispetto a fasce di popolazione anziana, ma sempre più anche di giovani o di persone a basso reddito o in grave emarginazione.
L’esperienza e l’attività socio-pastorale delle commissioni regionali Caritas, Pastorale della Salute e Pastorale Sociale e del Lavoro induce a rinnovare la richiesta di mantenere ed accrescere un insieme di attenzioni educative e di sviluppo, garantito da un buon modello legislativo, capace di sostenere e proteggere i soggetti più facilmente esposti all’inganno dell’azzardo, di costruire reti comunitarie che superino la solitudine delle persone, di indirizzare le scelte collettive verso il rispetto pieno della dignità delle persone che il gioco spesso non consente.
In situazioni di forte crisi del comparto economico ma anche di grandi opportunità di rilancio riteniamo utile concentrarsi congiuntamente sulla protezione delle fasce a rischio e sulla promozione di forme alternative di lavoro che possano assorbire gli operatori del comparto convertendone gli obiettivi economici senza metterli in contrasto con quelli etici e sociali.
La nostra Regione ha alle spalle un tempo di sperimentazione di strumenti strategici ed operativi che, sia i dati sia i risultati, ci consegnano come interessante e generativo.
Azioni di freno al processo attivato potrebbero avere ricadute poco opportune in mesi in cui saremo chiamati a grandi sforzi di innovazione e di coesione.
Le comunità ecclesiali ribadiscono la loro piena disponibilità, per quanto di competenza, a «mettersi in gioco per superare la schiavitù del gioco» e per costruire scenari rinnovati in una società sempre più responsabile e fraterna.