Cuneo – La carne bovina della razza Piemontese è arrivata a Roma, non sulle tavole ma nei palazzi delle istituzioni e della politica. Per chiedere aiuto, in forma di interventi forti a sostegno di questa eccellenza produttiva italiana. Dopo oltre un anno di pandemia, l’azzeramento della ristorazione e la diminuzione dei volumi nella grande distribuzione fanno sentire i loro effetti nei modi più pesanti, per una filiera che non può certo rimodularsi “spegnendo i motori” dall’oggi al domani: le quotazioni sono crollate di quasi un terzo, per ogni capo macellato è andata “persa” una cifra di almeno 500 euro. Le organizzazioni professionali agricole hanno già sollevato nei mesi scorsi la difficile situazione di mercato, ma nei giorni scorsi (mercoledì 31 marzo) la questione è approdata al Senato, con un’audizione in commissione agricoltura per i vertici dell’Anaborapi (Associazione nazionale allevatori di bovini razza Piemontese). Il presidente Renato Giordano e il direttore Andrea Quaglino hanno illustrato numeri e sistema produttivo della Piemontese, con i suoi punti forti (anzitutto, le qualità organilettiche) e le sue difficoltà (allevamenti di ridotte dimensioni e costi elevati), e hanno anche chiesto interventi. Su tre fronti: per le aziende, sostegni diretti e immediati; sul mercato, più attenzione per la carne prodotta da razze autoctone nei bandi pubblici di ristorazione collettiva; nuove strategie di comunicazione e di informazione al consumatore sulle caratteristiche superiori della carne della Piemontese.
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