La pubblicazione di ampi stralci del “Viaggio del medico collegiato Giambattista Balbis di Moretta” con il relativo saggio di Paolo Gerbaldo, soffre sicuramente di un possibile settoriale orizzonte di interessi. Quando però si riflette che il personaggio ha una sua posizione di tutto rispetto negli annali della botanica pedemontana e soprattutto dimostra una mente così aperta da voler entrare in contatto con gli intellettuali del suo tempo, allora c’è da ricredersi intorno a un giudizio affrettato.
Giambattista Balbis, nativo di Moretta, infatti fu medico e apprezzato botanico nella Torino di fine Settecento. Suo è uno studio, riconosciuto a livello internazionale, sulle “piante che crescono intorno alle sorgenti di Valdieri”. Quando nel 1792 l’università fu chiusa dalle autorità civili, Balbis, che dei Savoia non condivideva le posizioni politiche, ne approfittò per concedersi un Grand Tour in Italia.
Nel XVIII secolo il concetto di viaggio subisce un cambiamento radicale. Giovani delle buone famiglie europee spinti da curiosità, interessi culturali o anche solo alla ricerca del divertimento, si mettono sulle strade. Fino ad allora era inimmaginabile lo spostarsi se non per motivi economici connessi alla propria attività lavorativa. Questo viaggio celebra un’età in cui l’aristocrazia illuminata, prima ancora dei romantici e forse persino più consapevolmente, si dedica alle bellezze artistiche dell’Italia in particolare.
Lo spirito illuminista fa la sua parte nel desiderio di conoscenza e il viaggio di Giambattista Balbis più di altri è pervaso da questi interessi culturali. Conosce illustri colleghi, apprende nuove informazioni. È l’idea moderna di un sapere che va oltre i confini politici. L’Italia divisa in stati, tensioni interne e nei rapporti internazionali sono scavalcate a favore di una scienza che condivide conoscenze, favorisce il dialogo per il solo scopo di sapere.
Un gentiluomo di provincia al tramonto del Grand Tour
di Paolo Gerbaldo
Morlacchi
20 euro