Saluzzo – Si erano conosciuti una sera del 2005 in discoteca e si erano scambiati i numeri di telefono, nulla di più, eppure da quel giorno, ormai più di 15 anni fa, la 38enne saluzzese P.D. lo avrebbe continuamente tempestato di telefonate e pedinato con l’auto, cercandolo di giorno e di notte, anche sul posto di lavoro, insultandolo pubblicamente in varie occasioni. La donna è stata rinviata a giudizio con l’accusa di minacce, ingiurie e molestie in seguito alla denuncia che l’uomo fece nel 2015 quando questo trattamento venne esteso anche alla donna che nel frattempo aveva sposato. La coppia ha raccontato in aula il profondo disagio e la paura derivante da questa situazione, tanto che entrambi si erano ritrovati ad evitare di rispondere al telefono quando si trovavano al lavoro per evitare di ascoltare gli insulti della donna all’altro capo del telefono. Nell’ultima udienza ha testimoniato in aula una dipendente del locale che l’uomo aveva preso in gestione in val Maira, “quando rispondevo la telefono ed era lei, pensando che fosse il mio capo a rispondere, iniziava ad insultare. Lui mi aveva detto di buttare giù appena sentivo che era lei”. Davanti al giudice ha testimoniato anche un’amica della moglie e parte offesa nel processo, che assistette in prima persona ad una di queste telefonate, “eravamo insieme a Saluzzo il 25 giugno del 2015 e lei ricevette una telefonata da P.D., mise in viva voce e ascoltai: per minuti interi ho sentito solo minacce, insulti e improperi di vario genere, si alludeva al fatto di ledere fisicamente alla mia amica. Le disse che si sarebbe fatta trovare sotto casa quella sera. La mia amica viveva da sola in quel periodo e aveva molta paura. Raccontava tutti i suoi spostamenti alla madre; c’era sempre qualcuno che sapeva dove andava”. Il processo è stato rinviato al 23 marzo per ascoltare i testi della difesa.