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Domenica 24 novembre 2024

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Assegno falso e ufficio postale inesistente, truffa per la Porsche

Due accusati di truffa a giudizio dopo la compravendita di una Macan: assegno da 67.500 euro confermato chiamando il fisso dell'ufficio postale, ma nemmeno quello esisteva

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Cuneo – Aveva messo in vendita la sua Porsche Macan su un sito Internet, ma l’assegno di 67.500 euro che il compratore gli aveva consegnato risultò inesistente, così come l’ufficio postale da cui proveniva. Con l’accusa di truffa sono stati rinviati a giudizio davanti al tribunale di Cuneo K. T. e D. G. H., residenti nella provincia di Varese. I fatti risalgono all’agosto 2018 quando, A. A. venne contattato da un certo signor Giovanni interessato all’auto che aveva messo in vendita su Internet. I due si accordarono sul prezzo di 67.500 euro, ma all’incontro per pagare e prendere l’auto, disse il signor Giovanni, sarebbe venuto suo nipote Kenny. Il ragazzo portò un assegno che sosteneva essere stato validato dalle poste di Vigoleno, paese in provincia di Varese. Di fronte alle perplessità del venditore, il ragazzo disse di chiamare direttamente l’ufficio postale per avere conferma, e così si fece. Nella sede della banca dove si trovavano, venne chiamato l’ufficio di Vigoleno dove rispose un’impiegata che confermò la validità dell’assegno. “In realtà quell’ufficio era chiuso dal 2008 – ha riferito in aula l’agente della Polizia che seguì le indagini -, il numero era stato comprato da una società che poi lo ha affittato a privati. In quel caso quindi chiamando il numero fisso di Vigoleno la chiamata veniva deviata su un numero cellulare intestato a una persona sconosciuta”.
L’intestatario di quel numero era ignoto, ma dall’utenza si è risaliti a uno dei due imputati; la relazione tra i due sarebbe stata confermata da un versamento di 119 euro dal conto di D. G. H. sul conto Postepay di K. T.
Dopo l’agente di Polizia incaricato delle verifiche sulle utenze telefoniche utilizzate per il raggiro, è stata ascoltata anche la vittima della truffa che ha confermato lo svolgimento dei fatti. Qualche giorno dopo la Porsche venne fermata a Varazze: alla guida c’era una donna che dichiarò di non conoscere K. T. e di non avere idea che quell’auto fosse provento di un reato. Il processo è stato rinviato al 26 aprile per la discussione (immagine di repertorio).

 

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