Arte come liberazione. Da cosa? Dal “pensiero unico”, scrive uno degli autori, da quella visione del mondo e, di riflesso, della vita umana che riduce tutto unilateralmente a una dimensione, trascendente o materiale non importa.
Il cammino proposto in questo libro è esattamente nella direzione opposta: scoprire in opere disseminate per tutta la penisola quella capacità di rompere gli schemi, di liberare il pensiero, di mettere la mente alla ricerca del senso, del bello, in ultimo, di sé. Si spiega così la singolare accoppiata degli autori: Tommaso Montanari, storico dell’arte, e Andrea Bigalli, sacerdote e critico cinematografico.
“Pensare ciò che non abbiamo ancora immaginato” è il compito, secondo gli autori, che si assume da sempre l’arte. Pur rimandando costantemente al mondo, esaltando i sensi e le percezioni che del mondo ci trasmettono, l’arte riesce a liberare potenzialità che vanno oltre, che invitano a sperimentare la forza del nuovo. È anche un’inquadratura diversa sul mondo che non si chiude sulle sue storture, ma ne sa cogliere ed esaltare la bellezza. Il primo riferimento è quanto mai significativo ed esplicativo del metodo. Si guarda agli affreschi della cappella di Sant’Eldrado a Novalesa, “luogo dell’anima” in cui splendono i colori ma di cui si è perso il “rapporto intimo col paesaggio”. Di questo spazio Tommaso Montanari sottolinea l’ambiente in cui è calato. Luogo di montagna, di lavoro duro, di confine e quindi di mescolanza di popoli. Per questo la cappella è “segno contraddetto e negato dunque profetico”.
Gli fa eco Andrea Bigalli che in questo paesaggio scorge “piccolezza e fragilità dell’uomo” da cui però sgorgano opere d’arte pittorica e cinematografica. Il motivo: la montagna richiede occhi attenti, sguardo che osserva e discerne, accortezza dei sensi.
Ma ce n’è anche per tutte le altre regioni d’Italia. In esse i due autori vanno a scovare opere “minori” e di queste ancora offrono un’interpretazione fuori da ogni accademismo. Come gli “ultimi che fanno la storia” di Masaccio nella Cappella Branacci a Firenze, o l’immagine di Gramsci tra i murales di Orgosolo che ricorda il suo odio verso gli indifferenti e, insieme, opera d’arte, che “perfino i muri non rinchiudono, se non vogliamo che ciò avvenga”.
Per ogni regione c’è la sua testimonianza artistica e umana. Una pagina di storia dell’arte che una volta tanto parla alla vita di ogni giorno, scuote dal torpore: la lettura dei due autori è un lavoro “necessario” perché la bellezza abbia un significato per l’oggi.
Arte è liberazione
di Tommaso Montanari, Andrea Bigalli
Gruppo Abele
20 euro