Cuneo – Quello di domani (domenica 21 febbraio) è il primo anniversario di un fatto che un po’ tutti vorremmo non aver vissuto mai, o almeno vorremmo accantonare in fretta per quel che è venuto dopo: il 21 febbraio 2020 veniva scoperto il primo caso di Covid in Italia, a Codogno, che divenne la “Wuhan d’Italia” e con quel “paziente uno” da cui tutto è cambiato, nella nostra vita di tutti i giorni. Dopo quel 38enne quasi 2,8 milioni di casi e un numero di morti intorno alle centomila unità: un anno tragico e surreale, che ha trasformato i nostri stili di vita e azzerato tantissimo della nostra socialità e della nostra società.
Un altro anniversario è più ideale, ma non per questo meno importante: domenica 23 febbraio 2020, cioè un po’ come se si trattasse della giornata di domani, Cuneo ospitava la sfilata allegra e colorata del Carnevale Ragazzi. Una festa che voleva essere uguale a quella dell’anno prima e degli altri 40 anni precedenti, tra spensieratezza e gioia, tanto più con il tema ispiratore della musica: e invece è rimasto “l’ultimo carnevale” per tutti noi.
In quel pomeriggio già iniziava ad aleggiare uno spirito di incertezza. Si accennava un’ipotesi di chiusura delle scuole, e quel prolungamento dei due giorni di pausa carnevale a tutta la settimana sembrava quasi una follia! E invece sono seguiti mesi di scuole chiuse e lezioni in didattica a distanza.
In quel pomeriggio si diffuse anche la notizia di tre pazienti i cui test diagnostici avevano lasciato dubbi: fu detto che erano positivi, mentre in realtà erano in corso accertamenti (e nelle ore successive emerse che non erano stati colpiti dal Covid), ma per molti ciò scatenò paura e sconcerto. Sentimenti da cui non siamo ancora usciti del tutto, in una situazione che è cambiata grazie alla prospettiva di vaccini efficaci ma è ancora frenata dal timore di varianti. E che, un anno dopo, ci impone di continuare a sperare che davvero “andrà tutto bene”.