Cuneo – “La cosa che mi manca di più del mio lavoro? La sensazione che si prova la mezz’ora precedente all’inizio di un concerto. È un mix tra adrenalina e agitazione difficile da spiegare e da trovare al di fuori di quel contesto. Il pubblico in trepidante attesa, le urla, i fischi, la pressione mentre salgo sul palco per accordare e provare gli strumenti che da lì a qualche minuto saranno nelle mani di grandi artisti, sono una droga. Mi fanno sentire vivo e mi ripagano di tutti gli sforzi fatti in quelli che, ad oggi, sono circa sei anni di professione”. Così, in poche e sentite parole, Samuele Corrado, 35 anni, cuneese, backliner per grandi nomi della musica tra cui Ermal Meta e Willie Peyote, racchiude l’essenza del suo lavoro che lo ha portato in giro per l’Italia ma che da quasi un anno non gli permette di pagare le bollette.
Un anno senza lavoro e senza reddito, cosa si prova a vivere così?
“Dal 28 febbraio quello che faccio è solo cercare di sopravvivere ma è frustrante. In tanti ci siamo ritrovati a casa dall’oggi al domani, senza poter lavorare e con pochissime tutele dal punto di vista contrattuale. Il nostro è un lavoro intermittente che richiede un alto livello di competenza e di responsabilità, ma è anche quello che ci permette di mantenere la famiglia e pagare le spese. In questi mesi ho fatto lavoretti saltuari e per tirare avanti la baracca, oltre ai cosiddetti ristori statali, ho usato parte dei miei risparmi ma non posso resistere ancora per molto. La mia non è paura di rimboccarmi le maniche ma un insieme di rabbia e delusione per una situazione che non dipende dalla mia volontà. Ci ho messo anni a costruirmi una professione e questo virus l’ha spazzata via in un soffio lasciandomi impotente”.