Alba – Rapina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione sono i reati contestati a una banda di cinque persone (quattro uomini e una donna) sgominata dai Carabinieri di Canelli e attiva tra l’albese e l’astigiano: un gruppo criminale per il quale era abituale il ricorso alla violenza nella gestione di questo racket, che coinvolgeva decine di ragazze e che si era allentato solo durante il lockdown.
Le indagini sono partite a metà febbraio, dopo il pestaggio di una giovane donna lungo la statale 231, a Isola d’Asti: era stata colpita con uno sgabello alla testa e alle gambe. Da allora i Carabinieri hanno lavorato per ricostruire l’accaduto e le responsabilità, fino a individuare cinque persone (quattro albanesi e un italiano), che reclutavano e facevano prostituire ragazze dall’Albania: ciascuna aveva un’area e non poteva allontanarsi da quella, e doveva garantire un determinato “incasso”, altrimenti erano botte. Un’attività criminale che durava almeno dal 2017 e che era stata sospesa solo durante le chiusure della primavera scorsa (tanto che alcuni soggetti erano rientrati in Albania, da marzo a inizio giugno): il tutto era coordinato da due fratelli di origine albanese di 39 e 45 anni domiciliati ad Asti, senza precedenti se non per permanenza irregolare in Italia, che “gestivano” il territorio collocando diverse ragazze nelle zone di Alba e Monticello d’Alba, oltre ai Comuni astigiani di Isola, Costigliole, Vigliano e Agliano. Con i due fratelli convivevano altre due connazionali, che oltre a prostituirsi collaboravano alla gestione dell’attività illecita. La quinta persona coinvolta è un 73enne albese incensurato, che con la sua Punto faceva da “autista” per le ragazze in cambio di dieci euro per volta. Per lui sono scattati gli arresti domiciliari, come per una delle due donne (per l’altra, obbligo di dimora), mentre i due fratelli sono stati portati in carcere, secondo quanto disposto dalla Procura di Asti.