Torino – L’introduzione della coltivazione del riso in Piemonte risale al XV secolo e si estende da Novara fino a Saluzzo. Oggi le zone del Piemonte più interessate dalla coltivazione del riso sono le province del vercellese, del basso novarese, del biellese e alcune zone dell’alessandrino.
Dopo la trebbiatura il riso è ancora rivestito dalle glumelle e viene chiamato risone. Viene quindi portato nelle riserie dove vengono eseguite dierse lavorazioni: pulitura, sbramatura, sbiancatura, lucidatura, brillatura.
All’interno di questa tipologia di riso tipico italiano si possono identificare delle varietà consolidate dalla tradizione sia produttiva sia gastronomica; sono quelle varietà che vengono comunemente dette (anche nei documenti e nelle statistiche ufficiali dell’Ente Nazionale Risi) “storiche”.
Il Distretto del riso del Piemonte istituito nel 2007 interessa alcuni Comuni delle Province di Alessandria, Biella, Novara e Vercelli. L’aspetto peculiare che connota il territorio distrettuale è il risultato di una secolare evoluzione e mutazione dei rapporti tra uomo ed ambiente. Il paesaggio agrario e l’organizzazione agricola del Basso Novarese, della Lomellina e del Vercellese si sono formati gradualmente ed hanno conosciuto, nei secoli, importanti trasformazioni, rendendo particolarmente forte il connubio acqua-paesaggio e diffondendolo nell’immaginario collettivo.
Se storicamente l’avvio della coltivazione del riso nei territori distrettuali è segnato dallo sviluppo delle Grange vercellesi appartenenti all’Abbazia Cistercense di Lucedio, in tempi relativamente recenti (ultimi due secoli), la risicoltura si è imposta come coltura prevalente, capace di rimodellare il paesaggio rurale attraverso un intervento antropico di regimazione e controllo delle acque, che ha determinato la creazione del caratteristico “paesaggio delle acque”, tipico dell’area distrettuale ed ha reso tale territorio la più vasta area monoculturale italiana e la più importante zona di produzione risicola italiana ed europea.
La rete idrografica naturale è stata progressivamente sfruttata, realizzando una rete capillare di rogge, canali, cavi e scaricatori che testimoniano l’adozione di una visione multifunzionale della risorsa acqua, che non si limita alla semplice componente produttiva, ma che, riproducendo in parte l’ecosistema delle zone umide, concorre a rendere le aree dedicate alla coltura del riso in sommersione ambiti privilegiati dal punto di vista ambientale e di conservazione della biodiversità delle specie viventi, supplendo, in parte, alla distruzione delle paludi planiziali.
La valenza ambientale dei territori distrettuali ha determinato la costituzione di parchi e zone protette (Parco del Ticino e del Sacro Monte di Orta, Riserva Naturale Orientata delle Baragge, Parco Naturale della Valle del Ticino, Parco Naturale delle Lame del Sesia).