Cuneo – Aveva messo in vendita la sua Porsche Macan su un sito Internet e dopo qualche giorno venne chiamato da un certo signor Giovanni, che contrattò il prezzo di 67.500 euro per l’acquisto dell’auto. All’incontro, nell’agosto del 2018, però si presentò K.T., che si qualificò come il nipote del signor Giovanni. Voleva pagare con un assegno circolare postale. Il venditore cuneese era perplesso e K.T. lo invitò a chiamare l’ufficio postale di Vigoleno, frazione di un Comune del piacentino, dove l’assegno era stato validato. Il venditore cercò il numero su Internet ed effettivamente all’altro capo del telefono rispose una donna che confermò la validità dell’assegno. Il giorno dopo, però, la banca dove il venditore aveva il conto, comunicò che quell’assegno era inesistente, perché l’ufficio postale che lo aveva validato era in realtà chiuso dal 2008 e il numero di telefono che lui aveva chiamato risultò in seguito essere un numero solo virtuale. Dalle indagini è emerso che il telefono da cui aveva chiamato il tal Giovanni era in realtà intestato ad una persona estranea ai fatti, ma da quel numero gli inquirenti sarebbero risaliti all’identificazione di D.G.H., 46enne italiano di etnia sinti con precedenti per reati simili. Sul conto Postepay di K.T venne trovato anche un versamento di 119 euro fatto proprio da D.G.H, entrambi residenti nella provincia di Varese. L’auto venne fermata ai primi di settembre a Varazze; alla guida c’era una signora che dichiarò di non conoscere K.T. e di non sapere che l’auto fosse provento di truffa. Il processo è stato rinviato a febbraio per ascoltare la parte offesa e altri testi.