“Chiediamo a gran voce l’intervento delle Nazioni Unite, dei Governi, del Vaticano, della Comunità Europea per cercare di fermare questa ennesima tragedia che poteva essere evitata”. L’Etiopia è sull’orlo della guerra civile, dal 4 novembre sono cominciati scontri sempre più violenti fra l’esercito federale e quello del Tigray, con l’ impiego di aviazione e carri armati. Il grido d’aiuto è di Augusta Castronovo, nata nel 1941 ad Addis Abeba da genitori italiani ai tempi della colonizzazione, fondatrice a Ivrea dell’associazione “Il Sogno di Tsige”.
“Abbiamo costruito pozzi e impianti di irrigazione, aiutato scuole a stampare libri gratuitamente, inviamo a scuola quasi 1000 bambini in sette scuole etiopi, aiutiamo 200 anziani indigenti, abbiamo fornito strumenti musicali a ragazzi ciechi perché possano essere autosufficienti attraverso la musica e il canto. Abbiamo collaborato con la MOXA di Modena per raccogliere memorie del nostro periodo coloniale, collaboriamo con istituti scolastici italiani e abbiamo istituito una corrispondenza fra studenti italiani ed etiopi. Ora tutto è vanificato da una guerra insensata che rischia di estendersi a tutto il Corno d’Africa, in piena emergenza covid in un paese che non ha strutture ospedaliere in grado di curare le persone. Sono incredula e angosciata. In Etiopia le persone muoiono senza neanche sapere il perché. La fame è endemica e in più quest’anno il Nord Etiopia ha avuto anche l’invasione delle cavallette che hanno devastato i raccolti”.
“Questo conflitto sta causando migliaia di morti, la gente scappa e oltre 25.000 persone sono sconfinate nel Sudan senza poter portare nulla, soffrono di infezioni varie e di malaria, il Sudan prevede l’arrivo di 200.000 persone e non ha i mezzi per aiutarli. Ogni volta che sentiamo parlare di nuove tragedie dell’immigrazione pensiamo quanto sia più giusto aiutare le persone a vivere nei propri luoghi di origine ma la guerra induce le persone a fuggire per cercare di proteggersi e ora migliaia di persone etiopi stanno scappando verso il Sudan e scapperanno disperati forse anche verso l’Europa”.