Confreria – “Quando mi diranno se domani lavorerò? Perché il mio settore, la pasticceria, è vista come un bar o un ristorante e non come una gastronomia o panetteria? Quale persona di buon senso farebbe chiudere delle attività produttive senza un minimo di preavviso? Chi lavora materie prime alimentari domani butta tutto?”. Ivan Racca, 40 anni, titolare, insieme alla moglie Laura Arese, dell’omonima pasticceria a Confreria, non ci sta a subire in silenzio una situazione che sta mettendo in ginocchio intere famiglie. E ieri sera (4 novembre) in attesa del nuovo Dpcm ha affidato a Facebook lo sfogo di un artigiano che, dopo anni di sacrifici e duro lavoro, è riuscito a realizzare il suo sogno aprendo, 13 anni fa, un oggi noto locale in via Carle, assumendo anche a 4 dipendenti.
A marzo, quando senza preavviso si sono trovati a dover chiudere, era stato tra i primi a regalare prodotti freschi agli ospedali e alle forze dell’ordine. “Dopo aver chiesto un prestito in banca per la cassa integrazione e uno sconto per l’affitto abbiamo superato, non senza fatica, la prima crisi – spiega -. Le pasticcerie nascono e sono asporto, come qualsiasi altro negozio di alimentari. Come ci sono bar tabacchi che lavorano solo come vendita dei loro prodotti, anche noi potremmo dover lavorare solo come pasticceria e non come bar, in questo modo non ci sarebbero assembramenti”.