“Viviamo in un mondo ossessionato. Ovunque percepiamo l’incertezza intorno alla stabilità del sistema sociale, l’ansia indefinita del domani, il senso del decadimento e di tramonto della civiltà”. Sembrano parole che descrivono i nostri giorni eppure sono state scritte nel 1935 dal saggista olandese Johan Huizinga. Erano gli anni in cui il pensiero storico libero dal fanatismo politico percepiva una crisi generalizzata. Non a caso l’edizione italiana (1937) fu accolta con molte critiche. Fascismo e nazismo si ponevano come realizzazione totale e perfetta di un processo storico negando ogni possibile ulteriore progresso, mentre Huizinga sviluppa un’analisi lucida e profonda del momento presente che si protende “nelle ombre del domani”.
È un’analisi che si sviluppa lungo una linea che dallo smarrimento guida alla ricostruzione. Ma è cammino lento, quasi drammatico nel suo scarnificare la civiltà prima di riaffermarne la possibilità di un cambiamento. È necessaria la “piena coscienza del decadimento” per ricostruire. In molte pagine sembrerebbe prevalere una visione “catastrofica”. Il tutto però mosso non da pessimismo radicale, bensì da un indispensabile ottimismo che si rivela solo alla fine. Progresso, cui sarebbe ingenuo affidare il compito di un necessario miglioramento delle condizioni di vita. Scienza, che si abbandona alla tecnica, fino al decadimento morale verso il primato dell’agire sul pensare. Sono tappe di questa analisi senza sconti.
Huizinga muove sempre da un confronto col passato che arriva fino alla prima grande crisi occidentale, quella del mondo classico. In questa analisi ravvisa nell’oggi un “indebolimento della ragione” che conduce al tramonto dello spirito critico. Vede lo smantellarsi del concetto di civiltà come “l’affermarsi di un ideale comune, reale o immaginario che sia” e il precipitare nella tendenza di ognuno verso la propria individuale salvezza.
Una delle caratteristiche dell’oggi, secondo l’autore che aveva in vista i regimi totalitari, è l’affermarsi di un pensiero “adolescenziale” che non richiede impegno, ma adesione, propone slogan piuttosto che ragionamenti. Un pensiero che conduce all’autonomia morale dello Stato. Una condizione che prefigura l’autoassoluzione dello Stato stesso e apre la strada all’arrogarsi, da parte di un gruppo sufficientemente forte, il “carattere di Stato”, quindi sentirsi dispensato da ogni dovere nei confronti degli altri.
A fronte di questo quadro Huizinga invoca una “purificazione interiore”. Porge un accorato invito: “ovunque spunti una anche flebile pianta di vera internazionalità, annaffiala con l’acqua viva della tua nazionalità. Il sentimento internazionale può divenire il modello di una nuova etica”. Questo rinnovato slancio verso il futuro, stride, con la precedente analisi impietosa, ma apre alla possibilità di un futuro di cui fa parte anche l’accorata fiducia nella gioventù. “L’indebolimento dei legami, la confusione delle idee, la superficialità della meditazione in cui è cresciuta questa generazione, non l’ha trasformata in debole, pigra o indifferente. Mostra ancora di essere schietta, generosa, spontanea, coraggiosa e di gran cuore”. Parole del 1935 da rileggere oggi.
Nelle ombre del domani
di Johan Huizinga
Aragno
20 euro