Mirabilia, l’ormai celebre festival europeo del circo e delle arti performative, è stata una sorpresa, una bella e piacevole sorpresa per Cuneo. E i cuneesi, e non solo perché in tanti sono arrivati da fuori, hanno accolto la sorpresa con entusiasmo e partecipazione per tutti gli appuntamenti della scorsa settimana. Un raggio di luce in un momento difficile tra post lockdown e incertezza sul come affrontare presente e futuro.
Un raggio fatto di meraviglia, di poesia, di abilità, di divertimento ma anche di riflessione, in una città che, come molte altre, ha dovuto limitare eventi, incontri, spazi e iniziative. Lo hanno sottolineato molte volte, spesso con le lacrime agli occhi e un groppo in gola gli artisti stessi: Mirabilia a Cuneo per molti è stato un nuovo grande debutto, come ritorno alle esibizioni dal vivo, con un pubblico palpitante di fronte, dopo mesi di stop. Un ritorno all’arte condivisa con gli spettatori, (altrimenti che arte sarebbe?) per artisti che avevano dovuto fermarsi e che non riuscivano a intravedere la speranza di un nuovo inizio. Mirabilia, come a Cuneo la coraggiosa e “azzardata” scommessa dell’Arena Festival, è stato anche questo.
Fabrizio Gavosto, direttore artistico della rassegna, ha confidato che Cuneo è luogo ideale per eventi di questi tipo, un luogo quasi “magico” fatto di piazze ariose, cortili angusti, piccoli angoli del centro storico, palazzi,strade come la centrale via Roma, ma anche luoghi dimenticati e certamente non curati del pizzo (l’area della Discesa del Gas dove c’era un piccolo chapiteau circense), che si prestano ad esser quinta di uno scenario meraviglioso, teatrale e artistico. Lo sanno bene e conoscono la potenzialità del capoluogo coloro che da anni si impegnano e lavorano per mostre, eventi culturali e artistici in città. Spazi della città, aree pubbliche che diventano zone franche di dialogo culturale, di una cultura accessibile, spazi che sono abitati e quotidianamente transitati, aperti e inclusivi che diventano luoghi di intreccio dove non c’è più il pubblico spettatore e l’artista ma una quasi comunità di persone che vivono un’esperienza di dialogo e di partecipazione attiva. Una lezione di condivisione e di abbandono di una retorica elitaria da salotti e da manuale di chi parla d’arte, spettacolo e cultura senza popolo ma che unisce contemporaneità, ricerca e sperimentazione a tradizione e popolarità. Un modo nuovo di pensare, partendo dal basso, dalla strada e dalle piazze, dalla gente, dalle famiglie, la fruizione della cultura, anche la più “alta” e raffinata, come si è visto in molti numeri.
E allora ben venga la magia di Mirabilia. Datecene di più di occasioni artistiche e culturali di questo e altro genere e sempre più accessibili a un pubblico più ampio, potenzialmente a tutti. Perché tutti hanno, dai piccoli ai grandi, dai preparati e appassionati a chi si approccia allo spettacolo per la prima volta, bisogno di avere negli occhi e nel cuore la magia, la gioia e la meraviglia di performance come quelle viste.
Che lo spettacolo continui…