Da sempre culture tra loro diverse, e anche distanti, hanno comunicato tra di loro, spesso ricavandone vantaggi e prevenendo conflitti.
Strumento essenziale della comunicazione è la lingua e le lingue sul pianeta sono tante e capirsi non è facile.
A parte il linguaggio dei gesti in cui brillano gli italiani, una lingua universale non esiste, anche a salvaguardia della diversità delle culture e del loro rispetto reciproco. Esistono lingue parlate da popolazioni più numerose: in buona parte del mondo è il caso dell’inglese, del francese e dello spagnolo.
Ma che fare con la Cina? Leggiamo che “gli esperti sono convinti che la conoscenza della lingua cinese offra ottime prospettive sul mercato del lavoro in vista di una trasformazione del cinese in lingua franca”, dove “franca” sta per strumento di comunicazione al di là della propria lingua madre.
Allora siamo “franchi” anche noi: non appena risolto il problema dei banchi a scuola, si affronti con sguardo nuovo anche il problema dell’apprendimento delle lingue straniere.
E non spiaccia ai sudditi di Sua Maestà Elisabetta II e di Trump I – sperando non ce ne sia un secondo – se domani le priorità dovessero cambiare.