In questa contrastata vigilia di ripresa scolastica il distanziamento non è il solo problema. Un altro, non minore, sono le risorse che si destinano alla formazione delle nuove generazioni, cioè sul futuro del Paese.
Premesso che tali risorse non sono una spesa ma un investimento, è “istruttivo” andare a vedere quanto della ricchezza nazionale (il PIL) viene destinato alla scuola nell’UE e in Italia.
Nell’UE (ancora a 28, in attesa che si concluda l’azzardo di Brexit) va in media all’istruzione il 5,1% del PIL, in Italia il 4,1%. Peggio di noi solo la Romania e il Lussemburgo (ma col PIL che si ritrova…), meglio di tutti la Svezia con il 7,6%. In compenso l’Italia si colloca nella fascia alta della classifica relativa alla spesa per la protezione sociale e le pensioni, pur restando nella media europea.
Quando si dice investire nel futuro…