Il Covid-19 non è l’unico responsabile della ridotta frequenza scolastica, anche se molto vi ha contribuito nei mesi scorsi e forse, nelle condizioni date, vi contribuirà ancora in futuro.
L’Unione Europea non ha aspettato i disastri provocati dalla pandemia, per preoccuparsi di quelli provocati dall’abbandono scolastico: l’obiettivo perseguito per il decennio 2011-2020 era di ridurre la dispersione scolastica sotto la barra del 10%. A pochi mesi dalla scadenza i risultati non sono confortanti, con l’UE a 27 bloccata su una media del 12,8% e con l’Italia terz’ultima in classifica (dietro di noi soltanto Malta e Spagna) al 14,5%, con Sardegna e Sicilia al 25%.
Se traduciamo le percentuali nel numero delle persone che in Italia fuggono dalla scuola c’è poco da essere allegri: nel 2018 è mancato all’appello un esercito di quasi 600.000 giovani.
Difficile con questo volume di defezioni vincere la battaglia per rilanciare l’Italia.