Il Covid-19 aveva messo fra parentesi gran parte dell’attualità, obbligando tutti a concentrarsi su quel piccolo micidiale virus che non smette di mietere vittime nel mondo intero. Ma ha anche avuto il pregio di concedere, nei momenti di paura, uno spazio maggiore alla riflessione, alla valutazione del nostro modo di vivere, alla ricerca di soluzione diverse da quelle abituali, perché il mondo sembrava ad una svolta ed era necessario valutare come affrontare vecchie e nuove sfide per il futuro.
Una di queste è senz’altro il flusso di migranti che, in gran parte in fuga da un male maggiore della pandemia, chiede e spera ospitalità in Italia e in Europa. Nulla di nuovo nelle riflessioni perché, oggi come prima, i migranti continuano a soffrire imprigionati in alto mare, senza un porto che li accolga e sempre più nell’ombra dell’attualità. Eppure, il tema “migrazioni” era, come giustamente doveva essere, fra le priorità della nuova Commissione. Oggi il timore è che per riportare l’attenzione politica ai dovuti livelli, si debba di nuovo assistere ad inaccettabili e dolorose nuove tragedie.