Quando due santi provocano e aiutano il presente. Il giornalista Francesco Antonioli nota firma economica parte dalle Regole di Benedetto da Norcia e Francesco di Assisi per ridare nuova vita e un’anima all’economia. Le Regole dei due ordini per eccellenza della storia della cristianità occidentale sono un forziere da cui prelevare geniali e attuali strategie per ridare un nuovo volto e un nuovo senso all’economia, alla finanza, all’impresa e al lavoro. Indicazioni più che mai utili in questo momento dove non sappiamo dove la pandemia condurrà l’economia mondiale. Antonioli si chiede: potremo cambiare stili di vita, il modello consumistico e veloce che sta distruggendo il pianeta, la nostra salute, le nostre relazioni?
Il pretesto da cui parte il giornalista ed economista e anche docente di Comunicazione economica e finanziaria, è “The Economy of Francesco” l’incontro rinviato da marzo a novembre a causa del Covid-19, voluto da papa Francesco che ha convocato ad Assisi cinquecento giovani economisti e imprenditori sotto i 35 anni, invitati a scrivere un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani. Occorre correggere i modelli di crescita, incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. Una prospettiva che parte dai due santi carismatici uno patrono d’Europa, l’altro patrono d’Italia che sono anche due economisti ante litteram e inventori di prototipi finanziari e di organizzazione aziendale cui si ispira la nuova “economia civile”, una teoria che è responsabilizzante e parla a tutta la società: alle imprese, ai consumatori e alla politica che dovrebbe decidere e che non dovrebbe solo subire l’economia.
“Benedetto e Francesco – scrive Antonioli – hanno una marcia in più, valida nel tempo, che ci deve far andare oltre le cartoline devozionali. Sono meno interessati all’avere di più. Sono più orientati all’essere. Meno è di più? La domanda apre uno sguardo sul significato dei carismi, dei valori e delle spinte ideali per la vita economica e civile… Meno non significa affatto decrescere, vuol dire arretrare, questo sì: nell’indifferenza, nell’individualismo, nella conflittualità, nella bulimia del consumismo e della ricchezza. Ma per essere più. Più civili, più realizzati, più umani, più felici. Sì, meno è di più. Occorre creatività, e anche un po’ di follia, occorre essere affamati di futuro”.
Meno è di più
di Francesco Antonioli
Edizioni Terra Santa
15 euro